Bertolaso SpA: il business della Protezione Civile.
25 gennaio 2010 2 Commenti
Bertolaso sale trionfalmente al soglio di imperatore di tutti gli appalti con il decreto legge, varato la settimana scorsa dal Consiglio dei ministri e adesso in discussione al Senato, che “privatizza” la Protezione civile della nazione trasformandola in una Spa. Altro che la gerarchia dei ministri stilata ufficialmente dal suo mentore Gianni Letta.
Guido Bertolaso, dottore in medicina, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e capo del Dipartimento della Protezione civile, scala di fatto l´ordine protocollare superando in termini di potere reale non solo Frattini, Maroni e Alfano, i primi tre nella classifica lettiana, ma anche Giulio Tremonti, custode dei cordoni della borsa. Perché potrà spendere come vuole un numero imprecisato di miliardi di euro pubblici senza alcun controllo, autorizzazione o rendiconto e, se occorre, con la secretazione, come è avvenuto per il G8 che avrebbe dovuto svolgersi all’isola della Maddalena e fu infine trasferito all’Aquila terremotata.
Potrà spendere ad libitum Bertolaso, non solo per frane, incendi e terremoti, ma per qualunque “Grande evento” sia giudicato degno, nei confini della Repubblica e nell’orbe terracqueo, di un “decreto emergenziale”.
I ministeri tacciano sotto il tallone di Tremonti e la Corte dei Conti si metta l´animo in pace. I controlli sono off limits.
Già soprannominata “Bertolaso Spa” tra i senatori di tutte le parti che stanno esaminando il decreto, la “Protezione civile servizi Spa” diventa di fatto se non il più grande, certamente il più autonomo ente appaltatore della Repubblica, con una quasi totale deroga alle tradizionali norme di legge per i fondi in transito da palazzo Chigi e destinati ai più svariati scopi: dalle gare ciclistiche, alla celebrazione di santi, dai party di Stato ai viaggi del Papa, dalle piscine alle discariche, dal traffico delle gondole in laguna alle regate, dagli alberghi di lusso agli scenari di cartapesta per i vertici internazionali. Come quello – tripudio del kitsch curato da Berlusconi in persona – che fece sorridere i ministri convenuti per il vertice Nato-Russia di Pratica di Mare. Per spingersi prossimamente alla gestione dell’Expò di Milano del 2015 e alle Olimpiadi del 2020 contese tra Roma e Venezia, che Berlusconi e Letta vogliono nelle mani di Bertolaso.
Una macchina di potere così travolgente da spostare ulteriormente dalle sedi dei ministeri e naturalmente del Parlamento e delle Autorità di controllo fino a palazzo Chigi la barra del potere reale della ditta Berlusconi & Bertolaso, che sotto l´ala nobile del Gentiluomo di Sua Santità Gianni Letta, della cultura dell’emergenza ha fatto una scienza di potere infinitamente più sofisticata rispetto a quella della prima repubblica, che prevedeva complesse “cupole” per la spartizione di favori, potere e ricchezze, magari attraverso i titoli in cui erano convertiti i fondi neri dell’Iri, di cui il sottosegretario Letta ha diretta conoscenza, avendone riscossa a suo tempo una quota pari a circa un miliardo e mezzo di lire.
Sbaglierebbe chi credesse che l’emergenza della “Bertolaso Spa” si sostanzi soltanto nei terremoti, nelle frane, nelle esondazioni, negli incendi, che pure ogni anno non ci fanno mancare niente.
Tutto è ormai emergenza in questo paese: dal quattrocentesimo anniversario della nascita di San Giuseppe da Copertino, celebrato in provincia di Lecce con l´ordinanza “emergenziale” 3356, al congresso eucaristico nazionale, previsto ad Ancona dal 4 all’11 settembre 2011, di cui Bertolaso è già commissario, per ora con una dote di soli 200 mila euro da spendere per la buona riuscita dell’evento. Spiccioli, bazzeccole, pinzillacchere. Ben altri sono gli interessi che sotto la voce “Protezione civile” fanno fluire centinaia e centinaia di milioni. Spesso agli amici e agli amici degli amici.
Tra il 2001, quando Bertolaso venne nominato capo della Protezione civile e i primi cinque mesi del 2009, la presidenza del Consiglio ha emesso 587 “ordinanze emergenziali”, di cui solo una parte riferita a calamità naturali. Il resto a “Grandi eventi”, o presunti tali. Pare che nessun organo di controllo sia in grado al momento di sapere esattamente quanto la coppia “B&B” è riuscita a spendere negli ultimi anni, senza alcuna pastoia o controllo di legittimità. Ma ha prodotto una stima attendibile Manuele Bonaccorsi, autore di un dossier intitolato “Potere assoluto – La protezione civile ai tempi di Bertolaso”, appena pubblicato.
Tra il 3 dicembre 2001 e il 30 gennaio 2006 la presidenza del Consiglio ha varato 330 ordinanze. Di queste, sono pubblici gli stanziamenti di 75 ordinanze, che valgono circa un miliardo e 490 mila euro. Non si tratta di un campione rappresentativo, ma è un dato che consente una stima. Nei cinque anni, tramite ordinanze della Protezione civile, in spregio alle norme sugli appalti e le assunzioni, sarebbero stati spesi 6,5 miliardi. Se si fa il calcolo su 587 ordinanze della presidenza del Consiglio in meno di nove anni, si arriva a 10,6 miliardi. Una somma sufficiente – giudicano gli autori del dossier – a costruire un blocco di potere indistruttibile, segreto e libero da qualsiasi regola.
Capite allora perché l´imperatore di tutti gli appalti, che il centrosinistra considerava uno dei suoi, dichiara nelle interviste che tra tutti i quattordici governi in cui ha «servito», il Berlusconi quater è «il migliore»?
Figlio di un pilota dell’aeronautica militare, medico nel Terzo mondo stipendiato dalla Farnesina e pars magna a Roma di una società immobiliare operante nel comprensorio dell’Olgiata, gran giocatore di golf con il suocero Guido Piermarini, campione del generone romano, da giovane medico l’idolo di Guido Bertolaso era il medico dei derelitti Albert Schweitzer. Poi, al seguito di Giulio Andreotti, l´aspirante medico dei derelitti scoprì che era meglio curare i potenti della terra che i diseredati.
Dieci anni fa era ancora nessuno.
«Io lo conoscevo bene», racconta Luigi Zanda, oggi vicepresidente dei senatori del Pd, che nel 2000, quando era presidente dell’Agenzia del Gran Giubileo, lo incontrò come vice di Francesco Rutelli, sindaco di Roma e commissario all’evento. «Abile nella soluzione dei problemi, aveva un ego smisurato», secondo Zanda, che oggi guida in Parlamento le legioni degli oppositori alla “Bertolaso Spa”, che, oltre alla Cgil, allinea per ora la Conferenza delle Regioni, presieduta da Vasco Errani, e l´Associazione dei comuni di Sergio Chiamparino.
Oltre a uno schieramento bipartisan che non ne può più della ditta “B&B”, covata dietro le quinte da Gianni Letta e dal suo sistema di potere, curato da ambasciatori che, a suo tempo, figurarono come reclutatori della Loggia P2 di Licio Gelli, impegnata soprattutto a riciclare tangenti con la complicità della banca del Vaticano. Come il mitico Luigi Bisignani, che oggi, ufficialmente manager di una società tipografica torinese, in realtà svolge per conto di Letta le funzioni di portavoce dei potentissimi sottosegretariati di palazzo Chigi. “B&B”, più la “L” di Letta.
«Quella cui assistiamo – dice Zanda – è una picconata allo Stato, una sovrapposizione abnorme tra un capo Dipartimento, un direttore generale che dovrebbe ispirarsi all’imparzialità, e un sottosegretario controllore-controllato, cui, per di più, col nuovo decreto, si implementano i poteri. Nella repubblica democratica italiana non è mai accaduto che un membro del governo abbia avuto contemporaneamente la carica di sottosegretario e di direttore generale. È come se il ministro dell’Interno Maroni fosse anche il capo delle polizia. Per la serie: continuiamo a picconare questo ex Stato di diritto».
Legibus solutus, anche a causa del caratteraccio arrogante e litigioso nonostante il Premio Santa Caterina da Siena appena ricevuto, il pio Bertolaso rischia col suo sistema di potere di incappare in quei piccoli granelli che, se sottovalutati, possono inceppare il meccanismo. Tra le centinaia di delibere emergenziali passate negli anni passati del suo potere da palazzo Chigi, destinate a moltiplicarsi con il decollo del decreto “B&B”, ce n’è qualcuna che proprio non può passare indenne a qualche sacrosanta verifica giudiziaria.
A parte l´inchiesta “Rompiballe”, che coinvolge Bertolaso nelle vicenda del discutibile riciclaggio dei rifiuti napoletani, fiore all’occhiello del berlusconismo, vogliamo magari parlare degli appalti secretati per il G8 della Maddalena, confluiti in una piccola società di Grottaferrata, Castelli Romani, di nome Anemone, come il suo titolare, personaggio riconducibile ai cari del commissario bertolasiano Angelo Balducci? O dei venti inutili poli natatori sorti a Roma ad uso dei soliti palazzinari, facendo carta straccia dei piani regolatori, per i Mondiali di nuoto del 2009?
Quella volta fu un figlio del Balducci, oggi stimato presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, a tentare il business milionario su un territorio prossimo alla via Salaria che rischia di affogare sotto il Tevere ogni volta che fa due gocce d´acqua.
Tanto era sfrontata la speculazione del giovane Balducci, che qualche magistrato proprio non la digerì. Ora la “Protezione Civile Spa” della premiata ditta “B&B”, punta con tanti amici costruttori a luoghi secchi e desertici. E soprattutto, liberata con la privatizzazione dagli ultimi lacci dei controlli, a nessuna interferenza di giudici rossi.
Fonte: La Repubblica, Wikipedia