Mazzette ai talebani?
L'incredibile storia delle mazzette italiane ai talebani rivelata con dovizia di particolari dal Times ha suscitato lo sdegno di Berlusconi che in una insolitamente lunga nota di Palazzo Chigi dice di non saperne niente ed annuncia querela al giornale. Anche al Times, adesso. La storia che il quotidiano inglese racconta con la consueta precisione dice questo: i servizi segreti italiani avrebbero pagato decine di migliaia di dollari ai comandanti talebani ed ai signori della guerra locali per mantenere calma l'area di Saroubi, ad est di Kabul, così come la provincia di Herat. Nel luglio del 2008 quella base fu presa poi sotto controllo dai francesi, i quali un mese dopo, il 18 agosto, furono vittime di un agguato in cui 10 militari vennero massacrati e 21 feriti. Secondo il Times «i pagamenti clandestini effettuati dai servizi segreti italiani agli insorti afghani hanno contribuito alla morte di 10 soldati francesi». L'accusa è pesantissima, illustra nella sua cronaca Umberto De Giovannangeli: la mancata conoscenza dei pagamenti avrebbe indotto i soldati francesi in errore, li avrebbe portati «a una valutazione errata dei possibili pericoli e quindi alla catastrofe che ne è seguita». Se accantoniamo un momento l'enormità dei fatti e consideriamo "solo" l'aspetto politico bisogna osservare che queste vicende non passano mai dai giornali: sono conti che si regolano tra governi. Se i servizi segreti dei paesi alleati hanno tollerato che finisse sul più autorevole quotidiano europeo o non si fidano dei servizi italiani o siamo alla resa dei conti pubblica e finale, probabilmente le due cose insieme. Un complotto internazionale, direbbe il nostro premier: questa volta di stampo conservatore. Scrive Aldo Giannuli, esperto di storia dei Servizi, che «Edward Luttwak ha fatto capire che la caduta del Cavaliere, per chi vede le cose da Washington, non sarebbe poi un gran male. La cosa ha sorpreso i conoscitori della biografia di Luttwak. Tutto, però, ha una spiegazione. Berlusconi sta dando molti dispiaceri agli Usa: si è schierato con Putin per la Georgia, propone di allargare la Ue alla Russia, fa una televisione in Libia. L'accordo fra Eni e Gazprom manda gambe all'aria il gasdotto "Nabucco" e rimette in gioco la Russia: non si tratta solo di un enorme affare economico, ma anche di un'operazione dal fortissimo rilievo strategico e militare». Qualcosa di più grave delle escort, per intenderci.
Lo schiaffo del governo italiano alla Fiom, l'accordo separato con Cisl e Uil per un piatto di lenticchie ai metalmeccanici, rischia di segnare per i lavoratori il principio di una stagione cupa e pericolosa. Scrive Rinaldo Gianola: «Il Pd, che fino ad oggi è stato in silenzio davanti alle manovre del governo e degli industriali per isolare ed escludere la Cgil e in particolare la Fiom, dovrebbe forse intervenire almeno per quanto riguarda le quesioni attinenti la democrazia sui luoghi di lavoro. Senza discutere il merito sindacale del contratto "conquistato" ( gli operai incasserano circa 15 euro netti nel 2010), i tre candidati alla guida del Pd potrebbero almeno esprimersi sulla questione del voto dei lavoratori e sulla valenza politica di questo rinnovo». Potrebbero.
fonte www.unita.it
di Concita De Gregorio
vignetta di Vauro
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