La questione dello sceriffo Cioni
di Alessandro Robecchi
Ieri mi sono vestito da lavavetri, ho scelto un bel semaforo, e mi sono seduto lì a leggere le cronache politiche che ci giungono dalla città di Firenze. Sapere che nel bel mezzo della santa crociata contro i lavavetri, (estate 2007), l'amministrazione flirtava con i ras del mercato immobiliare per nuove entusiasmanti speculazioni, è istruttivo. Non so se vi è chiara la potenza di questa metafora: l'opuscoletto che spiegava ai fiorentini la svolta securitaria della città è stato realizzato con il contributo del gruppo Ligresti, e non credo ci sia bisogno di aggiungere altro sui ricchi che bastonano i poveri. Ma lo dirò nel modo più diretto possibile: non mi interessa - qui - la questione morale. Non mi interessano le intercettazioni (invero un po' imbarazzanti) dell'assessore-sceriffo Cioni, non mi farò incantare dalla divertente pantomima dell'inchiesta-è-in-corso. Qui la questione morale non c'entra, c'è una questione politica, piuttosto. C'è anzi una visione politica che è quella attualmente in esecuzione nel paese intero. Tolleranza zero con le fasce marginali della popolazione (e relativa propaganda a buon mercato), e intanto cemento, favori, appalti, aree d'oro. Era solo un anno e mezzo fa quando il paese pareva terrorizzato dalla violenza, quando l'emergenza sicurezza troneggiava senza rivali su tutti i media. L'assessore Cioni e molti altri ci cascarono con tutte le scarpe, guidando il gruppone dei benedetti repressori, ricevendo complimenti dalla destra incattivita e blande benedizioni dai vertici. «La sicurezza non è di destra né di sinistra», dicevano per stare al passo. Bene. Ora l'emergenza sicurezza non c'è più, era una cazzata, una trovata televisivo-elettorale della destra con buone comparse, come l'assessore-sceriffo Cioni, finanziata in certi casi da imprenditori a caccia di affari. La questione morale non lo so, ma la questione politica mi pare grossa, anche a leggerla nei panni di un lavavetri.
da www.ilmanifesto.it
di Alessandro Robecchi
Ieri mi sono vestito da lavavetri, ho scelto un bel semaforo, e mi sono seduto lì a leggere le cronache politiche che ci giungono dalla città di Firenze. Sapere che nel bel mezzo della santa crociata contro i lavavetri, (estate 2007), l'amministrazione flirtava con i ras del mercato immobiliare per nuove entusiasmanti speculazioni, è istruttivo. Non so se vi è chiara la potenza di questa metafora: l'opuscoletto che spiegava ai fiorentini la svolta securitaria della città è stato realizzato con il contributo del gruppo Ligresti, e non credo ci sia bisogno di aggiungere altro sui ricchi che bastonano i poveri. Ma lo dirò nel modo più diretto possibile: non mi interessa - qui - la questione morale. Non mi interessano le intercettazioni (invero un po' imbarazzanti) dell'assessore-sceriffo Cioni, non mi farò incantare dalla divertente pantomima dell'inchiesta-è-in-corso. Qui la questione morale non c'entra, c'è una questione politica, piuttosto. C'è anzi una visione politica che è quella attualmente in esecuzione nel paese intero. Tolleranza zero con le fasce marginali della popolazione (e relativa propaganda a buon mercato), e intanto cemento, favori, appalti, aree d'oro. Era solo un anno e mezzo fa quando il paese pareva terrorizzato dalla violenza, quando l'emergenza sicurezza troneggiava senza rivali su tutti i media. L'assessore Cioni e molti altri ci cascarono con tutte le scarpe, guidando il gruppone dei benedetti repressori, ricevendo complimenti dalla destra incattivita e blande benedizioni dai vertici. «La sicurezza non è di destra né di sinistra», dicevano per stare al passo. Bene. Ora l'emergenza sicurezza non c'è più, era una cazzata, una trovata televisivo-elettorale della destra con buone comparse, come l'assessore-sceriffo Cioni, finanziata in certi casi da imprenditori a caccia di affari. La questione morale non lo so, ma la questione politica mi pare grossa, anche a leggerla nei panni di un lavavetri.
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