Oggi ho ricevuto una notizia. La Questura di Bologna mi ha denunciato per violazione della direttiva sull’ordine pubblico che vieta le manifestazioni politiche il sabato e la domenica, oltre a vietarle sempre in luoghi definiti sensibili. La direttiva, emanata dal Ministro Maroni, i cui meriti intellettuali sono troppo noti perché io debba soffermarmi a lodarli, è stata prontamente ratificata e resa esecutiva dal Prefetto e dal Sindaco di Bologna, noto nel mondo per la sua liberalità.Insieme a me ha denunciato Valerio Monteventi, candidato sindaco per la lista Bologna città libera, Serafino D’Onofrio, consigliere comunale del gruppo Il Cantiere, Roberto Panzacchi, consigliere comunale del gruppo Verde, e Tiziano Loreti, fino a poche settimane fa segretario cittadino di Rifondazione comunista e ora candidato alla provincia per la lista Terre Libere.Cosa abbiamo fatto io e i miei quattro amici per essere denunciati col rischio di non so quanti mesi di detenzione e non so quanti euro di multa?Abbiamo violato una direttiva che a sua volta viola patentemente l’articolo 17 della Costituzione, secondo cui ogni cittadina e cittadino ha il diritto di manifestare pubblicamente il suo pensiero in qualsiasi luogo del territorio nazionale. Senza portare armi, aggiunge l’articolo 17. E noi non portavamo armi. Ma violavamo una direttiva che palesemente viola la Costituzione.Perché il Ministro Maroni ha deciso di compiere una scelta tanto grave come la violazione palese di un articolo della Costituzione Repubblicana?E soprattutto, che rapporto c’è tra la direttiva Maroni e quello che sta succedendo nelle fabbriche, nelle scuole, negli uffici di tutto il paese? Che rapporto c’è tra una direttiva chiaramente liberticida e la violenza di una recessione di cui i lavoratori non sono certamente responsabili, visto che da vent’anni sono costretti ad accettare continui aumenti della produttività, continue riduzioni del potere d’acquisto del loro salario, aumento sistematico dello sfruttamento, incidenti mortali quotidiani sul lavoro?Ieri ho partecipato a un’assemblea operaia che si teneva a Modena nella sede della CGIL. La sala era piena di lavoratori delle fabbriche Maserati, Ferrari, Terim, FIAT, Iris e altre. Modena era una città tranquilla e abbastanza ricca fino a pochi mesi fa. Da gennaio in poi il panorama è completamente mutato: migliaia di licenziamenti, cassa integrazione per mesi e mesi. Famiglie che non riescono a pagare il mutuo della casa. Orizzonte nero. Ha parlato il segretario della CGIL modenese, Pivonti, ha parlato Cremaschi, segretario della FIOM, e infine ho parlato io cercando di descrivere le linee di sviluppo della recessione e la necessità di un cambiamento profondo della cultura sociale di fronte alla decrescita ormai in atto – irreversibilmente – nel sistema economico mondiale.Dopo di noi ha preso la parola un operaio della Terim. Ha descritto in modo chiaro e drammatico la situazione che si vive nelle fabbriche, il dramma dei precari che perdono ogni possibilità di reddito, il dramma delle famiglie che fra poco non avranno più i soldi per comprare il necessario. Cosa dobbiamo fare? Ha chiesto il lavoratore.Anche a Bologna i cassintegrati sono diciassettemila. Cosa debbono fare?Coloro che da venti anni promettono che le misure liberiste porteranno benessere a tutti, coloro che hanno aumentato enormemente i loro profitti, coloro che ci hanno spinto a indebitarci illimitatamente per rincorrere modelli pubblicitari – costoro sono i responsabili di questa catastrofe. E ora cosa sanno fare? Sanno soltanto agitare le manette davanti ai nostri occhi. Sanno minacciarci e prometterci galera.Questo sanno fare coloro che hanno preparato la peggiore catastrofe che la nostra generazione abbia visto mai. Si preparano a colpire duro contro coloro che oggi alzano la testa e che domani scenderanno in strada a migliiaia a centinaia di migliaia.Preparano forse la guerra contro i lavoratori coloro che oggi ci vietano di manifestare?Minacciano leggi speciali contro gli sfruttati?Domani, sabato, io intendo manifestare contro la denuncia che mi ha colpito, e intendo parlare pubblicamente per spiegare ai cittadini che vorranno ascoltarmi che la minaccia è rivolta non contro di me, ma contro di loro, contro tutti i lavoratori, i precari, gli studenti.
Franco Berardi Bifo
fonte www.osservatoriorepressione.org
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