Iraq:
il soldato Green alla sbarra per stupro e omicidio famiglia
E' lui la mente selvaggia dell'aggressione, rischia pena di morte
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APCOM.net - Pubblicata il 06/04/2009
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Steven Green, ex militare americano in Iraq, accusato di essere stato il regista del massacro di una famiglia e lo stupro di una ragazzina di 14 anni. L'ex soldato, congedato dall'esercito per «turbe della personalità» prima che si scoprisse la strage, sarà giudicato a partire da oggi dalla corte del
Kentucky (centro-est degli Stati Uniti). Pesano su di lui le accuse di essere l'ideatore dell'orribile spedizione, avvenuta nella notte del 12 marzo 2006 in compagnia di altri quattro soldati, e l'esecutore materiale dello sterminio della famiglia irachena. Gli altri soldati sono già stati condannati davanti a una Corte marziale, dove sono stati ascoltati gli inquietanti dettagli relativi ai fatti. Prima del brutale piano, i cinque uomini si sarebbero «caricati» bevendo whisky e giocando a carte a un posto di controllo a
Mahmudiyah, 30 chilometri a sud della capitale Baghdad.
Iraq: il soldato Green alla sbarra per stupro e omicidio famiglia
http://www.diariodelweb.it/Articolo/Mondo/?d=20090406&id=78453Il soldato
Green a un certo punto avrebbe detto ai suoi commilitoni di «voler andare in una casa e uccidere degli iracheni», ha rivelato uno dei soldati sotto processo,
James Barker, condannato all'ergastolo. I militari hanno poi indossato vestiti neri e maschere, per farsi passare da insorti, e si sono diretti nella casa della ragazzina,
Abeer Kassem Hamza al
Janabi, che avevano notato al mercato del villaggio.
Pensavano che sarebbe stato facile «avere rapporti sessuali con una donna
irachena», dato che il padre era l'unico uomo a casa assieme alla madre e a una bimba piccola di sei anni, secondo il sergente
Paul Cortez, anche lui condannato alla prigione a vita.
Cortez ha stuprato la 14enne, mentre
Barker la teneva ferma. I due poi si sono cambiati di ruolo. Contemporaneamente sono stati uditi quattro o cinque colpi di arma da fuoco provenienti dalla camera nella quale
Green aveva condotto il padre, la madre e la sorellina di sei anni, ha raccontato
Cortez. Dopo aver abusato a sua volta della ragazzina,
Green l'ha uccisa. Infine i soldati hanno incendiato la casa con il cherosene, per occultare ogni traccia, e sono tornati al loro posto di controllo, che distava circa 200 metri dall'abitazione, e si sono «
rinfocillati» con alette di pollo.
Il quadruplo omicidio, inizialmente attribuito alle milizie irachene, ha sollevato indignazione in Iraq e negli Stati Uniti, soprattutto quando, tre mesi dopo, si è venuta a sapere la verità, grazie a un incidente nel quale due soldati sono stati rapiti e uccisi. «Sarà una vicenda difficile da difendere», ha ammesso Darren Wolff, uno degli avvocati d'ufficio di Green. L'imputato dovrà rispondere di 17 capi d'accusa, tra cui stupro, omicidio e di aver ostacolato il corso della giustzia.
Al momento del suo arresto da parte dell'Fbi nell'abitazione della nonna in Carolina Del Nord, ha dichiarato: «Pensate che sia io il mostro», ma sono «George Bush e Dick Cheney che dovrebbero essere arrestati». I legali non sono riusciti a rinviare il caso davanti a un tribunale militare, che, secondo loro, avrebbe potuto tenere conto della situazione in Iraq. Hanno anche rinunciato a far valere l'incapacità mentale del loro cliente.
Anche il soldato
Jesse Spilman è stato condannato all'ergastolo per il suo coinvolgimento nella selvaggia aggressione. Il quinto e ultimo complice
Bryan Howard, che ha fatto da palo, dovrà scontare due anni e tre mesi di prigione per aver ostacolato il corso della giustizia.
lunedì 6 aprile 2009
- La tortura da parte delle truppe americane e dei mercenari ("appaltatori militari") è un'estensione del costante disprezzo per la vita umana in Iraq, per come viene espresso nell'uranio impoverito e anni di sanzioni che, come tutti sappiamo, hanno insieme ucciso e storpiato - specialmente bambini.
Recentemente i movimenti cristiani degli Stati Uniti si sono opposti alla ratifica da parte degli
USA della
Convenzione delle Nazioni Uniti per l'eliminazione di ogni forma di violenza contro le donne (CEDAW) dichiarando che i dettami della convenzione "compromettono la sovranità nazionale, la riservatezza familiare ed esprimono posizioni femministe radicali". A seguito dell'intervento militare statunitense in Iraq, la popolazione femminile deve ancora affrontare condizioni di povertà, emarginazione e violenza diffusa oltre che dubbi e paure da parte dell'establishment iracheno di abolire il diritto di famiglia islamico che non riconosce alla donna parità di diritti rispetto agli uomini.
La relazione diretta tra discriminazione sessuale e povertà è stata riscontrata in ogni paese e ad ogni livello sociale e culturale: le donne povere, spesso picchiate e stuprate dai propri partner, parenti e amici o vittime di tratta internazionale vedono continuamente negati i diritti di assistenza sanitaria e di cure mediche o l'accesso ai centri di assistenza volti a fornire possibilità di reinserimento della vittima nella comunità a cui appartiene o nel mondo del lavoro. Si calcola che, in media, una donna stuprata che spesso non ha possibilità di accedere a tali cure, perde circa il 20% delle ore lavorative totali in un anno, fatto che implica gravi ripercussioni sulla crescita interna del PIL del paese in cui vive.
Nelle zone di conflitto le donne vengono costantemente stuprate dalle forze armate o dalle forze di polizia che dovrebbero vegliare sulla loro incolumità. Le donne che entrano a far parte dei contingenti armati di qualsiasi stato sono ridotte in schiavitù sessuale o obbligate a provvedere alle necessità e ai bisogni dei loro commilitoni maschi, relegate nelle caserme e vittime di abusi continui. Alcuni militari e funzionari delle forze di pace della NATO e delle forze di monitoraggio delle Nazioni Unite stanziate in Kosovo hanno partecipato attivamente alla tratta di donne provenienti dalla Bosnia-Erzegovina in qualità di trafficanti, clienti e acquirenti delle stesse. Nonostante che l'esercizio della violenza sessuale e il trattamento inumano e degradante nei confronti delle donne da parte delle forze militari e civili sia un fatto risaputo, poco è stato fatto dalle Istituzioni e dalle Autorità per prevenire questi atteggiamenti, tutelare le vittime dagli abusi e assicurare gli aggressori alla giustizia.
ascolta l'audio della telefonata
la raccomandazione di cui Berlusconi chiedeva non andò in porto in un primo tempo perchè la signorina di cui si caldeggiavano i servizi sembrava largamente impreparata per il ruolo di attrice. al suo posto, era stata scelta un'altra signorina, più brava a recitare. Tuttavia, dopo qualche tempo, SACCA' chiamo trionfante il PRESIDENTE e disse che la sua FAVORITA era stata al fine preferita a "quella brava". La FAVORITA DEL PRESIDENTE, si sente nelle intercettazioni, era stata esclusa per la fiction ("incantesimo") perchè TROPPO STRAPPONA, valida per un modello di bellezza troppo proletario, da "uomini o donne". Mentre era stata preferita una signorina con certe competenze recitative, dal look sofisticato e più appetibile per una fascia di popolazione con un modello di bellezza femminile più "sofisticato".
Ma, dopo le "dilanianti" contrattazioni di Saccà, giustizia è finalmente fatta: La Strappona prende il posto della Sofisticata. Pecca della Sofisticata, a quanto pare, è il "Naso troppo moderno".
Il solerte Corriere della Sera non si lascia scappare la ghiotta occasione di offrire a Saccà il diritto di rettifica rispetto alla sua stessa voce intercettata.
ROMA - Pronto, Agostino
Saccà? «Ha sbagliato numero». Lo so che è lei. «Tanto non parlo». Spieghi almeno perché
va scartata una che ha il naso troppo moderno. «
Macché naso, intendevo la faccia. Parlavo dell' aspetto complessivo. C' erano due ruoli liberi. Uno da psicologa e uno da infermiera: per questo qui andava meglio la Ferranti che ha una faccia popolare, più da soap». Oddio, veramente nelle intercettazioni il suo interlocutore Marco Da
Lio dice che non era pessima a recitare, solo che alla resa era un po' troppo
strappona. «Un termine brutto, volgare, io non l' avrei usato... non si dice...» Lui l' ha fatto. «Voleva dire popolare». L' altra ragazza, Sara
Zanier, le sembrava troppo elegante per uno sceneggiato. «Ma sì, è così. Era più sofisticata». Ed è un difetto? «Per quel personaggio sì. Comunque erano piaciute tutte e due. Giudicate idonee per la parte di Maya l' infermiera». Ma alla fine ha deciso lei. La vittoria è andata alla Ferranti. Una delle ragazze che sarebbero state segnalate da
Berlusconi. «Dicevano che la
Zanier era più brava. E volevano farle il contratto "in fretta in fretta, prima che il direttore torni da
Cannes"». Ovvero
Saccà. «Io». Ma, come ha ribadito anche nella telefonata registrata, l' ultima parola spettava a lei. «Infatti. E comunque entrambe hanno avuto un ruo
lo». La
Zanier ha una particina, quando l' ha saputo si è messa a piangere». Sì, quella della Ferranti è un pochettino più importante. Però tutti quelli che mi criticavano, alla fine mi hanno dato ragione. Compreso Da
Lio». Sì? «Camilla funziona, è brava, ora se ne accorgono. E Incantesimo è ripartito alla grande, col 18% di
share contro il 13 di media dell' anno passato. Ma c' è una frase alla fine di questa intercettazione che non è stata riportata. Forse perché non faceva comodo». Quale? «Quando io dico: «Guarda che se non è giusta, la Ferranti non la prendiamo nemmeno se me lo chiede il Padreterno. E rifletta anche sulle altre che avrei raccomandato». Elena Russo, Antonella
Troise,
Evelina Manna. «Non ha lavorato nessuna. Perché evidentemente non andavano bene. Non avrei potuto avere i successi che ho avuto con
RaiFiction se avessi abbassato la guardia sulla qualità. Nella scorsa stagione abbiamo battuto
Mediaset 45 a 5. Adesso siamo già 16 a 4. E pensi che i costi della fiction per la
Rai nell' ultimo anno sono cresciuti meno dell' inflazione. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza rigore editoriale da parte mia». Hanno chiesto il suo rinvio a giudizio. «Quando tutto questo fumo che è stato alzato si abbasserà, le cose si vedranno bene. La saluto».
Cavalli Giovanna
Pagina 15(11 gennaio 2008) - Corriere della SeraA PROPOSITO DELLA
SESSUALITà DELL'ITALIANO MEDIO
In questi ultimi anni si sono moltiplicati gli
stranieri dediti alla
prostituzione di strada. I
viados brasiliani (e anche gli italiani che li
imitano, spacciandosi per sudamericani) l'esercitano principalmente in viale
Abruzzi, di notte; le slave e le sudamericane battono i marciapiedi di corso
Buenos Aires e delle vie vicine, sin dal primo mattino, assieme alle
tossicodipendenti italiane; le marocchine, che servono soprattutto i loro
connazionali e gli altri
magrebini, operano dalle parti di via Benedetto
Marcello, assieme alle prostitute italiane più anziane e meno appetibili; i
tunisini attendono gli omosessuali sui bastioni di porta Venezia, la sera; le
africane, assieme alle slave e alle sudamericane, agiscono dal tardo mattina
nell'area di piazza Aspromonte, diventata, come ha scritto uno dei comitati di
zona, un "luna park del sesso" a cielo aperto, per la particolare concentrazione
di alberghi e pensioni compiacenti, tollerati (non si sa
perchè) dalle forze di
polizia, anche se senza licenza o con licenza irregolare. [...] Frequenti sono
anche le minacce ai pochi abitanti della zona che osano protestare contro questa
vergogna che avvilisce il quartiere, così come le liti e le risse anche cruente
tra individui coinvolti nelle varie attività legali.[...]QUesta situazione ha
spinto una parte consistente della popolazione a richiedere un maggior controllo
de parte delle forze dell'ordine, ma con scarso esito [...]. I responsabili
dell'ordine pubblico, che tendono a sottovalutare la criminalità e i suoi
effetti distruttivi sul territorio affermano infatti, apertamente, di aver ben
altre scale di priorità (anche se non precisano quali).
U. Melotti, Criminalità e conflittualità. Il disagio urbano Ciò che è esemplare in questo testo non è tanto il consueto tono allarmistico,
nè la rituale polemica contro il disinteresse delle forze dell'ordine (e neppure la deliziosa allusione all'"avvenenza" delle anziane prostitute), ma l'assenza dei clienti italiani (vengono citati, a parte gli "omosessuali", solo i "
magrebini", come se la domanda di prostituzione riguardasse esclusivamente gli stranieri). Il senso comune dei comitati non vede quella cospicua parte della propria cittadinanza che compra ciò che "
viados", "africane" e "slave" vendono. Per spiegare questa
rimozione, più che riprendere
le analisi di Freud sull'ambivalenza degli uomini verso le prostitute, è necessario ricorrere alla testimonianza di un conoscitore empirico del fenomeno.
Il maschio medio italiano, in una percentuale che mi sembra realistico
stimare attorno al 60%, tende a frequentare con insistenza questa nuova
prostituzione straniera. Ho parlato di quali sono le molle scatenanti: il
dominio e l'inferiorizzazione. Nei racconti che raccolgo prevale un desiderio e
un diritto a praticare violenza senza che questa venga neppure in qualche modo
contrattata. Non ci troviamo pertanto di fronte a degli amanti particolari del
genere "sado-maso", non ci troviamo di fronte a delle richieste "tecniche", ci
troviamo di fronte a un sentirsi padroni completi e totali di un altro corpo, un
corpo da poter utilizzare e martirizzare perchè per sua "natura"
sottomesso.
Quello che intendo dire è che le pratiche di violenza fisica - pugni,
schiaffi, incatenamenti, utilizzo di coltelli o fruste improvvisate sono
estremamente frequenti - così come sono estremamente frequenti le costrizioni a
rapporti orali senza preservativo. Non trascurabile come pratica è quella dello
stupro di gruppo. Si tratta di una pratica ormai molto consolidata. Solitamente
si carica già in gruppo una giovane albanese e dopo averle promesso un permesso
extra, premio che non viene quasi mai corrisposto, la si trascina in una zona
molto appartata della città o in una abitazione privata, usandola per il tempo
che si ritiene opportuno. Dentro questo utilizzo non vi è quasi limite, nel
senso che, per esempio, le bruciature dei seni con la cenere delle sigarette
fanno parte di una pratica consolidata. Quello che sembra emergere dai racconti
delle giovani albanesi o delle nere è il forte senso di "diritto" che sembra
animare il maschio italiano; quello che sembra renderlo particolarmente felice è l'aver trovato finalmente un corpo il cui destino "naturale" è quello di essere sottomesso.
Nei loro racconti quello che mi sembra esca fuori è la loro non
esistenza, sia che il rapporto avvenga singolarmente o in gruppo, è una sorta di
"competizione" con se stesso e con gli altri, e il corpo della prostituta viene
utilizzato come puro strumento "tecnico".
L. Tarantini, "Migrazioni femminili e devianza: una ricerca sulla
prostituzione nigeriana nella città di Genova"
Queste osservazioni sono confermate sia dalle giovani donne straniere
che
accettano di essere intervistate, sia dalle testimonianze dei volontari e dei funzionari di polizia. Alle note e consuete pratiche di aggressione delle prostitute (il "furto della borsetta", un tipico rischio professionale) si aggiunge
la violenza come pratica comune nei rapporti sessuali con le donne più indifese, giovani o marginali. La normalità di questa violenza appare da un episodio "qualsiasi" a cui ho assistito casualmente:
Genova, quartiere della Foce [zona in cui è consueta la prostituzione delle
straniere, soprattutto nigeriane e albanesi], un sabato di settembre, mezzanotte
circa. Sono seduto al tavolino di un bar all'aperto. Un fuoristrada accosta
bruscamente a una donna nera sul marciapiede. Due uomini di mezza età scendono
di corsa e afferrano la donna gridando: " Vieni con noi". Altri due restano in
macchina. La donna si divincola. Un uomo seduto vicino a me, a una decina di
metri dalla scena, osserva: "devono essere poliziotti" (in realtà hanno l'aria
di reduci da una cena). I due uomini scesi dal fuoristrada gridano: "Fagli un
pompino!", e spingono con forza all'interno del veicolo la testa della donna,
che scalcia. Poco dopo la donna viene buttata fuori e cade per terra. Il
fuoristrada riparte sgommando.
La condizione delle prostitute straniere è sicuramente terribile. Alla violenza intrinseca nel rapporto con i clienti si aggiunge quella subita normalmente da "fidanzati" e sfruttatori. La stampa riporta quotidianamente punizioni inflitte, per ragioni futili, a giovani donne, spesso prive di permesso di soggiorno e quindi doppiamente ricattabili. Ma anche in questo caso la percezione della violenza è esclusivamente a senso unico, e non solo perchè si tratta di un fenomeno confinato ai lati oscuri e notturni della vita quotidiana e soprattutto alla marginalità dell'immigrazione.
L'esistenza di queste donne è chiamata per lo più in causa solo quando provoca fastidio alla cittadinanza. Analogamente, lo sfruttamento della prostituzione viene inevitabilmente associato all'attività di "bande" criminali che lottano per la spartizione del territorio. Se si escludono iniziative spettacolari [anche di carattere legislativo, come il recente provvedimento Carfagna. ndr] per "ripulire le città", la realtà della domanda di prostituzione straniera viene normalmente ignorata dai media, dagli imprenditori morali e da gfren parte degli osservatori dei fenomeni sociali.La rimozione della violenza subita dalle donne straniere, in cui si manifesta la "microscopia morale" dei cittadini, cela qualcosa di sinistro. Hannah Arendt ha notato, sulla scorta di Peguy, come sia proprio il "Padre di famiglia", il piccolo borghese o cittadino ossessionato dalla sicurezza, il soggetto più disponibile a "sacrificare le proprie credenze
, il proprio onore e la propria dignità umana" per seguire ciecamente gli avventurieri politici sulla strada della demagogia. I "cittadini" contemporanei, ovviamente, non pretendono nemmeno questa sinistra grandezza. Essi tendo piuttosto ad accanirsi contro i marginali e in generale contro quelle figure che sintetizzano, con la loro presenza vistosa, l'erotismo esplicito, l'offerta sessuale palese, la promiscuità, l'esotismo - ciò che il senso comune aborrisce a parole, ma da cui è irresistiblimente attratto. Come nota
Susan Bordo,
il corpo femminile è l'oggetto di un vero e proprio double bind da parte dei maschi.
Allo stesso modo in cui il senso comune giudiziario esige che la donna violentata dimostri di essere innocente, di non aver provocato in alcun modo, diretto o indiretto, il suo violentatore, così il corpo della prostituta viene letto dal senso comune come l'oggetto che attrae e che al tempo stesso è possibile offendere e umiliare.Da: Alessandro Dal Lago, "Non persone", ed. Feltrinelli.
DICHIARAZIONI DI CONCITA DE GREGORIO A "BALLARO'" DEL 6 MAGGIO 2009
La cosa che più è preoccupante a mio giudizio è "ho detto alle persone che gli stanno vicino di aver cura di lui, del suo comportamento, come si fa con uno che sta male." Voglio riprendere il ragionamento molto interessante sul rapporto tra pubblico e privato. Berlusconi è un uomo pubblico che ha fondato il suo successo sull'esibizione di sè come superuomo nel pubblico e nel privato. Nella prima fase nel pubblico, perchè ha detto: "io sono uno che ha fondato un impero e come ho saputo gestire le mie aziende saprò gesitre il paese". Quindi come uomo pubblico: imprenditore\uomo pubblico. Nella seconda fase, ma anche nella terza parte della sua vita, superata una soglia abbastanza avanzata di età - e questo è un tema che noi non dobbiamo tenere lateralmente perchè questo problema dell'età diventa un'ossessione a un certo punto; come a molti uomi capita, il "superomismo", il "superpotere" si è anche trasferito in un'ossessione per la salute, per la forma fisica [...]Essere gradevoli come forma di rispetto per gli altri, si ricorda, l'"elisir di lunga vita" [quello creato dal dottor Scapagnini, ex sindaco di Catania], l'"età percepita" [...] Quindi il circordarsi di ragazze - le abbiamo viste le fotografie, da tanti anni; ci sono molte ragazze che frequentano le case - non è un segreto, perchè poi le case sono luoghi semi pubblici, c'è un fuori e c'è un dentro, si vedono entrare e si vedono uscire.
Berlusconi va da Bruno Vespa [senza contraddittorio in tempi di par condicio, ndr] a parlare del suo divorzio, come può dire che sia un fatto privato?
a ciascuno è offerto un ambito nel quale sottomettere un oggetto, renderlo il foglio bianco su cui può produrre segni il proprio infondato desiderio, finalmente riconoscersi in un oggetto posseduto, dato che da sè non ha alcuna possibilità di comprendersi. Berlusconi è una sorta di "autobiografia biopolitica della nazione", ciascuno desidera il suo modello di desiderio, a ciascuno sono disponibili delle situazioni per ricreare le medesime condizioni di "trasparenza a se stesso", attraverso il possesso di un oggetto.
"Quando vita e politica, divisi in origine e articolati tra loro attraverso la terra di nessuno dello stato di eccezione, in cui abita la nuda vita, tendono a identificarsi, allora tutta la vita diventa sacra e tutta la politica diventa eccezione"
l’oltrecomatoso o néomort. Attraverso l’analisi di alcune pubblica
zioni scientifiche relative al problema dell’oltrecoma e della ridefinizione del criterio di morte grazie alle nuove tecnologie di trapianto (dalla morte somatica “tradizionale” alla morte cerebrale), possiamo osservare che “oggi vita e morte non sono propriamente concetti scientifici, ma concetti politici, che, in quanto tali, acquistano un significato preciso solo attraverso una decisione”
l’intreccio tra politica, diritto e medicina sia diventato ormai un fenomeno generalizzato (e quindi non riguarda solo uno tra i capitoli più infami della biopolitica nazista). Si sta giocando ai nostri giorni una partita importante, la cui posta in gioco è eminentemente politica: la ridefinizione del criterio di morte è una delle questioni biopolitiche più significative e importanti nel contesto delle strategie del biopotere (assumere il criterio della morte cerebrale permette infatti di poter disporre legalmente di un corpo biologicamente ancora vivo: l’oltrecomatoso è una “nuda vita”, un “faux vivant” inerme sul quale le biotecnologie possono esercitare il loro potere). “La camera di rianimazione dove fluttuano tra la vita e la morte il neomort, l’oltrecomatoso e il faux vivant delimita uno spazio di eccezione in cui appare allo stato puro una nuda vita per la prima volta integralmente controllata dall’uomo e della sua tecnologia” (HS 183-84). Non stupisce perciò che ci sia addirittura chi invoca l’intervento dello stato sul falso vivo, affermando che “gli organismi appartengono al potere pubblico”.
“Solo perché la vita biologica coi suoi bisogni era ovunque diventata il fatto p
oliticamente decisivo, è possibile comprendere la rapidità, altrimenti inspiegabile, con cui
le democrazie parlamentari hanno potuto rovesciarsi in stati totalitari e gli stati totalitari convertirsi quasi senza soluzione di continuità in democrazie parlamentari”
"in entrambi i casi, questi rovesciamenti si producevano in un contesto in cui la politica si era già da tempo trasformata in biopolitica e in cui la posta in gioco consisteva ormai soltanto nel determinare quale forma di organizzazione risultasse più efficace per assicurare la cura, il controllo e il godimento della nuda vita.
Le distinzioni politiche tradizionali (come quelle tra destra e sinistra, liberalismo e totalitarismo, privato e pubblico) perdono la loro chiarezza e la loro intellegibilità ed entrano in una zona di indeterminazione una volta che il loro referente dominante sia diventato la nuda vita."
Giorgio Agamben, "Homo Sacer. Il potere sovrano e la nuda vita" ed. Einaudi
L'insediamento del dominio spettacolare è una trasformaz
ione sociale così profonda da aver cambiato radicalmente l'arte di governare. Questa semplificazione, che ha dato così in fretta simili frutti nella pratica, non è stata ancora pienamente compresa teoricamente. Vecchi pregiudizi smentiti dappertutto, precauzioni diventate inutili e perfino tracce di scrupoli di altri tempi sono ancora d'ostacolo nel pensiero di numerosi governanti a tale comrensione, che la pratica generale dimostra e conferma ogni giorno. Non solo si fa credere agli assoggettati che si trovano ancora in larga misura in un mondo che è stato fatto sparire, ma a volte i governi stessi soffrono per certi versi della stessa incongruenza. Capita loro di pensare a una parte di ciò che hanno soppresso come se fosse rimasta reale e dovesse perciò restare presente nei loro calcoli. Questo ritardo non si proptrarrà molto.
Chi ha potuto far tanto senza fatica andrà necessariamente oltre.
Guy Debord, "Commentari alla società dello spettacolo", 1988
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