Se Berlusconi era convinto di depotenziare il «movimento» spostando all’ultimo istante il vertice internazionale dalla Maddalena al capoluogo abruzzese rimarrà deluso. Almeno a sentire l’assemblea della Rete dei comitati No-g8 che si è radunata domenica scorsa per promuovere le contestazioni. Che dureranno l’intera settimana. «La popolazione locale inizialmente ha visto di buon occhio lo spostamento - spiega Renato De Nicola dell’Abruzzo social forum - Ma adesso percepisce la fallimentare politica del governo e vede quell’appuntamento come una vetrina per criticare il decreto ricostruzione». Non solo. La militarizzazione del territorio, il controllo sociale nelle tendopoli, l’enorme speculazione in atto e la mancanza di fondi per ricostruire fanno montare la protesta.
I primi a mobilitarsi contro il G8 saranno i vicentini del no-Dal Molin che per il 4 luglio promuovono una manifestazione, con partenza dal presidio permanente per finire, forse, con l’occupazione della base militare. Non è da escludere che abruzzesi e altri attivisti no-global vadano a Vicenza a dar man forte a quello che si presenta come il primo appuntamento della settimana anti-summit. Nella notte tra il 5 e il 6 invece, esattamente alle 3 e 32 (l’orario in cui si è avvertita la scossa più devastante il 6 aprile scorso), si svolgerà a L’Aquila la fiaccolata «Memoria, verità e giustizia» per ricordare le vittime e le responsabilità. Come quella - denunciano i comitati - dei costruttori e della protezione civile, che «sapeva e non ha fatto nulla».
La giornata più «turbolenta» sarà quella del 7, dove si preannuncia il benvenuto ai potenti della Terra. Non si sono ancora decise le modalità. La rete romana, al momento, parla di «piazze tematiche» che confluiranno in una contestazione unitaria. Mentre nel capoluogo abruzzese si svolgerà, in contemporanea, un «forum» nel parco allestito dall’Unicef in cui si dibatterà insieme a varie comunità locali «ribelli» (come quella di Chiaiano, i no-Dal Molin e i no-Tav) di modelli di sviluppo, democrazia e partecipazione dal basso.
L’8 e il 9 la protesta diventerà generale, con manifestazioni su tutto il territorio, blitz e azioni estemporanee. In vista del 10, giorno del corteo nazionale promosso, tra gli altri, dal Patto di Base (Cobas, Rdb e Sdl), rete campana, Socialismo Rivoluzionario e Rete dei comunisti. La manifestazione partirà dalla stazione di Paganica e toccherà i luoghi simbolo del terremoto: le tendopoli di Onna, Tempera, San Gregorio, Sant'Elia, per concludersi all'ingresso del centro storico.
Una marcia che però ha generato frizioni nell’assemblea dei no-G8, che alla fine non hanno trovato un’intesa. «È una forzatura, non tutti gli aquilani capirebbero l’arrivo da fuori di migliaia di persone, meglio rispettare il loro cammino», dice Sara Segni del comitato 3e32. La paura è che venga interpretata come una «chiamata dall’alto» e che possa distogliere l’attenzione dalla questione «ricostruzione» a quella dei possibili scontri. «È l’ultima vetrina internazionale per esprimere dissenso - continua Segni - Meglio lasciare la protesta solo agli aquilani sempre più arrabbiati, facciamo un anti-G8 creativo e intelligente e delocalizziamo la rivolta in tutto il Paese».
Tra le adesioni al corteo c’è anche quella dell’Epicentro solidale, a testimoniare che non c’è una frattura netta tra abruzzesi e non. Di questo si fa forza Piero Bernocchi dei Cobas. «Non ci sono divisioni tra chi vuole criticare questi vertici e chi vuole opporsi al decreto sull’Abruzzo - sostiene - Sono due facce della stessa medaglia». Comunque la maggior parte dei comitati abruzzesi, pur non aderendo alla marcia, buttano acqua sul fuoco: «Siamo comunque uniti nel contestare il vertice, poi ognuno decide le sue forme».
I primi a mobilitarsi contro il G8 saranno i vicentini del no-Dal Molin che per il 4 luglio promuovono una manifestazione, con partenza dal presidio permanente per finire, forse, con l’occupazione della base militare. Non è da escludere che abruzzesi e altri attivisti no-global vadano a Vicenza a dar man forte a quello che si presenta come il primo appuntamento della settimana anti-summit. Nella notte tra il 5 e il 6 invece, esattamente alle 3 e 32 (l’orario in cui si è avvertita la scossa più devastante il 6 aprile scorso), si svolgerà a L’Aquila la fiaccolata «Memoria, verità e giustizia» per ricordare le vittime e le responsabilità. Come quella - denunciano i comitati - dei costruttori e della protezione civile, che «sapeva e non ha fatto nulla».
La giornata più «turbolenta» sarà quella del 7, dove si preannuncia il benvenuto ai potenti della Terra. Non si sono ancora decise le modalità. La rete romana, al momento, parla di «piazze tematiche» che confluiranno in una contestazione unitaria. Mentre nel capoluogo abruzzese si svolgerà, in contemporanea, un «forum» nel parco allestito dall’Unicef in cui si dibatterà insieme a varie comunità locali «ribelli» (come quella di Chiaiano, i no-Dal Molin e i no-Tav) di modelli di sviluppo, democrazia e partecipazione dal basso.
L’8 e il 9 la protesta diventerà generale, con manifestazioni su tutto il territorio, blitz e azioni estemporanee. In vista del 10, giorno del corteo nazionale promosso, tra gli altri, dal Patto di Base (Cobas, Rdb e Sdl), rete campana, Socialismo Rivoluzionario e Rete dei comunisti. La manifestazione partirà dalla stazione di Paganica e toccherà i luoghi simbolo del terremoto: le tendopoli di Onna, Tempera, San Gregorio, Sant'Elia, per concludersi all'ingresso del centro storico.
Una marcia che però ha generato frizioni nell’assemblea dei no-G8, che alla fine non hanno trovato un’intesa. «È una forzatura, non tutti gli aquilani capirebbero l’arrivo da fuori di migliaia di persone, meglio rispettare il loro cammino», dice Sara Segni del comitato 3e32. La paura è che venga interpretata come una «chiamata dall’alto» e che possa distogliere l’attenzione dalla questione «ricostruzione» a quella dei possibili scontri. «È l’ultima vetrina internazionale per esprimere dissenso - continua Segni - Meglio lasciare la protesta solo agli aquilani sempre più arrabbiati, facciamo un anti-G8 creativo e intelligente e delocalizziamo la rivolta in tutto il Paese».
Tra le adesioni al corteo c’è anche quella dell’Epicentro solidale, a testimoniare che non c’è una frattura netta tra abruzzesi e non. Di questo si fa forza Piero Bernocchi dei Cobas. «Non ci sono divisioni tra chi vuole criticare questi vertici e chi vuole opporsi al decreto sull’Abruzzo - sostiene - Sono due facce della stessa medaglia». Comunque la maggior parte dei comitati abruzzesi, pur non aderendo alla marcia, buttano acqua sul fuoco: «Siamo comunque uniti nel contestare il vertice, poi ognuno decide le sue forme».
fonte manifesto
di Giacomo Russo Spena
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