4 giu 2009

DESTRA, SINISTRA E OPINIONI SULL’IMPARZIALITA’ DEI GIUDICI

La partita pericolosa che si gioca sulle toghe

Nel 2007 la Cassazione ha stabilito che Silvio Berlusconi poteva non sapere o non aver comunque direttamente a che fare con i 434mila dollari della sua Fininvest bonificati dal conto del suo avvocato storico direttamente al conto estero di un giudice. E sempre la Cassazione nel 2001 aveva stabilito che, benché il capo dei servizi fiscali della Fininvest avesse ammesso di aver pagato tre tangenti alla Guardia di Finanza, Berlusconi poteva esserne ignaro: per il premier queste sentenze valgono, visto che rimarca di essere sempre uscito senza condanne definitive dai processi intentatigli.

Nel 2008 la Cassazione ha stabilito che era priva di fondamento la pretesa del premier di ricusare uno dei suoi giudici nel processo Mills, e cioè la presidente Nicoletta Gandus tacciata d’essere prevenuta nei suoi confronti: per Berlusconi questa sentenza non vale, di continuo il premier rimette in discussione il risultato della «partita» già risolta dalla Suprema Corte, continua a dire «è come se Mourinho avesse arbitrato Inter-Milan» nonostante la Cassazione abbia appunto già ribadito che a far giocare accusa e difesa sul caso Mills non è stata Mourinho-Gandus ma una corretta terna arbitrale guidata da Collina-Gandus. Perché i giudici erano tre, non una. Non solo Gandus, qualificata «nemica» e «estremista di sinistra» per aver anni fa, pubblicamente e insieme a decine di altri giuristi, criticato alcune leggi sia del governo Berlusconi che del governo Prodi. Ma anche Loretta Dorigo e Luigi Caccialanza, il magistrato che nella motivazione si capisce che ha redatto la parte cruciale della sentenza, cioè l’analisi contabile che esclude la riferibilità al solo cliente Attanasio dei soldi finiti all’avvocato Mills e addita invece la commistione con almeno una parte dei soldi Fininvest provenienti dal cosiddetto «dividendo Horizon»: e Caccialanza, nella cerchia degli avvocati milanesi, è notoriamente non solo un magistrato molto preparato e stimato, ma anche super-cattolico, estraneo alla politica togata, e certo non classificabile in schemi ideologici analoghi a quelli appiccicati a Gandus.

Che farà di questo passo Berlusconi e chi come lui usa questo genere di argomenti? Plauderà a primo imputato di fede musu1mana che ricuserà Gandus perché è ebrea? O al primo ladro ateo che negherà legittimità alla sentenza del cattolico Caccialanza? Ripugna dover scendere nella disamina delle identità culturali, politiche e persino religiose che ogni magistrato dismette quando veste la toga di giudice in udienza, ma è uno dei frutti avvelenati di questo modo di nutrire il dibattito pubblico.

Così velenoso da inquinare ormai persino il modo di ragionare di chi, per criticare Berlusconi, in questi giorni ha ritenuto di opporgli il contro-argomento per il quale Gandus sarebbe un giudice che ha dimostrato di saper essere imparziale in quanto in passato ha assolto un importante esponente dello schieramento di Berlusconi (Formigoni), e l’ha fatto proprio in un processo nel quale la sua posizione aveva un forte nesso con il patteggiamento e il pesante risarcimento accettato in precedenza dal fratello di Berlusconi (Paolo):come se l’imparzialità di un giudice non consistesse nell’assicurare eguale attenzione alle ragioni delle parti, ma si misurasse su una sorta di pareggio dei risultati, come se dipendesse da una opportunistica par condicio dei verdetti, come se solo l’assoluzione di un potente facesse maturare un bonus spendibile per condannarne un altro e viceversa.

Chiacchiere da bar sport, verrebbe da dire. Ma si farebbe un grave errore: il lunedì al bar sport, ormai, si parla della partita della domenica con maggiore competenza e superiore onestà intellettuale.

dalla rassegna stampa del Csm

Corriere della Sera, 31 maggio 2009 pag. 12

di Luigi Ferrarella


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