Signornò
da L'Espresso in edicola
Più si avvicinano le primarie del 25 ottobre, più il precongresso del Pd somiglia all’edizione nazionale della fiera del tartufo di Alba. Non contento di riabilitare Craxi come grande “modernizzatore”, Veltroni annuncia in una tragicomica intervista al Corriere che sta scrivendo una legge sul conflitto d’interessi di rara durezza: “incompatibilità fra funzioni pubbliche e possesso di mezzi di comunicazione”. Wow!
Peccato non averci pensato prima, quando il centrosinistra era al governo e lui era vicepremier (1996-‘98) o leader del Pd (2007). Ancora l’anno scorso Uòlter s’impegnò a “non attaccare mai Berlusconi”, anzi a non nominarlo proprio (“il principale esponente dello schieramento avverso”) e a fare “le riforme insieme”.
Ora che il Cavaliere ha 100 deputati di maggioranza, forse, è un po’ tardi. Intanto D’Alema spiega che “Bersani è il segretario ideale”, mentre Franceschini sta con “gli sconfitti”, fra cui Fassino. Il quale, a onor del vero, portò il centrosinistra a vincere tutte le elezioni parziali dal 2002 al 2005 e le politiche 2006, mentre il conte Max ha collezionato più fiaschi di una cantina sociale: dalla Bicamerale al governo-catastrofe che sostituì Prodi nel ’98 e tracollò nel 2000 dopo le bombe sull’ex Jugoslavia e la leggendaria operazione Telecom. Per non parlare della scalata Unipol-Bnl (“Vai, Consorte, facci sognare!”), frettolosamente rimossa.
Divisi sulle future poltrone, dalemiani e veltroniani hanno ritrovato comunque una mirabile unità nel chiudere gli occhi sulle tessere gonfiate che in certe zone della Campania superano addirittura il numero degli elettori (lo stesso era avvenuto nel 2007, ma nemmeno un responsabile fu sanzionato); e nel chiudere le porte delle primarie e persino del tesseramento a Beppe Grillo, in nome del sacro testo dello Statuto. Che però esclude soltanto “le persone iscritte ad altri partiti politici” (art. 2, comma 8). E Grillo non lo è. Ma lo Statuto del Pd è piuttosto elastico: si applica ai nemici (o presunti tali) e si interpreta per gli amici. E’ stata appena accolta nel Pd Alessandra Guerra, ex governatora del Friuli per la Lega Nord, ed è stata rinnovata la tessera a un tizio condannato in Germania per molestie sessuali.
Alle Europee si era deciso di non presentare amministratori locali. Poi però fu candidato (e per fortuna eletto) il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, come pure Rita Borsellino, scaricata solo un anno fa dal Pd e passata alla sinistra radicale.
Del resto lo Statuto fu modificato nel giugno 2008 senza il numero legale per creare un sinedrio correntizio a esso sconosciuto, la Direzione nazionale, che esautorò il solo organo democraticamente eletto: l’Assemblea costituente. Assemblea riesumata sei mesi fa per eleggere Franceschini segretario senza numero legale né primarie, in barba allo Statuto medesimo. Come si chiama un partito che non rispetta nemmeno le regole che si è dato? Democratico, appunto.
(Vignetta di Bandanas)
fonte voglioscendere.ilcannocchiale.it
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Più si avvicinano le primarie del 25 ottobre, più il precongresso del Pd somiglia all’edizione nazionale della fiera del tartufo di Alba. Non contento di riabilitare Craxi come grande “modernizzatore”, Veltroni annuncia in una tragicomica intervista al Corriere che sta scrivendo una legge sul conflitto d’interessi di rara durezza: “incompatibilità fra funzioni pubbliche e possesso di mezzi di comunicazione”. Wow!
Peccato non averci pensato prima, quando il centrosinistra era al governo e lui era vicepremier (1996-‘98) o leader del Pd (2007). Ancora l’anno scorso Uòlter s’impegnò a “non attaccare mai Berlusconi”, anzi a non nominarlo proprio (“il principale esponente dello schieramento avverso”) e a fare “le riforme insieme”.
Ora che il Cavaliere ha 100 deputati di maggioranza, forse, è un po’ tardi. Intanto D’Alema spiega che “Bersani è il segretario ideale”, mentre Franceschini sta con “gli sconfitti”, fra cui Fassino. Il quale, a onor del vero, portò il centrosinistra a vincere tutte le elezioni parziali dal 2002 al 2005 e le politiche 2006, mentre il conte Max ha collezionato più fiaschi di una cantina sociale: dalla Bicamerale al governo-catastrofe che sostituì Prodi nel ’98 e tracollò nel 2000 dopo le bombe sull’ex Jugoslavia e la leggendaria operazione Telecom. Per non parlare della scalata Unipol-Bnl (“Vai, Consorte, facci sognare!”), frettolosamente rimossa.
Divisi sulle future poltrone, dalemiani e veltroniani hanno ritrovato comunque una mirabile unità nel chiudere gli occhi sulle tessere gonfiate che in certe zone della Campania superano addirittura il numero degli elettori (lo stesso era avvenuto nel 2007, ma nemmeno un responsabile fu sanzionato); e nel chiudere le porte delle primarie e persino del tesseramento a Beppe Grillo, in nome del sacro testo dello Statuto. Che però esclude soltanto “le persone iscritte ad altri partiti politici” (art. 2, comma 8). E Grillo non lo è. Ma lo Statuto del Pd è piuttosto elastico: si applica ai nemici (o presunti tali) e si interpreta per gli amici. E’ stata appena accolta nel Pd Alessandra Guerra, ex governatora del Friuli per la Lega Nord, ed è stata rinnovata la tessera a un tizio condannato in Germania per molestie sessuali.
Alle Europee si era deciso di non presentare amministratori locali. Poi però fu candidato (e per fortuna eletto) il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, come pure Rita Borsellino, scaricata solo un anno fa dal Pd e passata alla sinistra radicale.
Del resto lo Statuto fu modificato nel giugno 2008 senza il numero legale per creare un sinedrio correntizio a esso sconosciuto, la Direzione nazionale, che esautorò il solo organo democraticamente eletto: l’Assemblea costituente. Assemblea riesumata sei mesi fa per eleggere Franceschini segretario senza numero legale né primarie, in barba allo Statuto medesimo. Come si chiama un partito che non rispetta nemmeno le regole che si è dato? Democratico, appunto.
(Vignetta di Bandanas)
fonte voglioscendere.ilcannocchiale.it
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