Andrea Capocci. Penso che l'università dovrà diventare un centro erogatore di conoscenza che dia alle persone autonomia nel ciclo produttivo e una formazione permanente gratuita che sia un diritto e non un dovere per il lavoratore. Da quando l'Italia è diventata un paese postindustriale, scuola e università sono state inserite nelle reti dell'economia della conoscenza. Il problema è che questo è stato fatto al di sotto della soglia che permette l'autonomia. Fatto ancora più grave è che l'università non si è accorta di essere passata da un ruolo condiviso ad uno al servizio di un mondo produttivo che non vuole innovazione. Riacquisterà legittimazione sociale solo se smette di essere neutrale rispetto a questo processo. I saperi non devono essere trasmessi assecondando il ciclo economico al ribasso in cui l'Italia si trova oggi. I saperi devono essere usati come strumenti di opposizione e di garanzia sociale per il reddito. Se si esce dall'università sapendo usare solo un software della Microsoft, diventi precario nel giro di un anno perché sai fare solo quello. Chi invece ha competenze a largo spettro, da un'azienda se ne va perché sa riconvertirsi ed è meno ricattabile.
ilmanifesto.it
Nessun commento:
Posta un commento