«Amatevi e pensate serenamente al futuro». Ecumenico Silvio Berlusconi, e insolitamente composto, ieri mattina, tra le gente di Onna che lo circondava tra l’Albero della memoria e l’asilo dedicato a Giulia Carnevale. Lo “spottone”, in realtà, il Premier lo rinviava al Porta a Porta della prima serata tv. «Entro settembre non ci saranno più tendopoli – prometteva a Bruno Vespa – Entro la fine dell’anno circa 30mila persone entreranno nelle nuove case».
Bertolaso, collegato dall’Aquila, si manteneva cauto. Ma il Presidente del Consiglio non si scomponeva e, mettendo da parte la consegna “del governo del fare” - glielo avevano consigliato, invano, per esorcizzare escort e veline - se la prendeva, manco a dirlo, con l’opposizione. Con la minoranza catto-comunista, con l’atteggiamento «delinquenziale» di chi gli imputa davanti al mondo il conflitto d’interessi e con chi – anche in Rai – lo addita come «il male» assoluto. Troppi «farabutti», quindi, nella politica e nell’informazione. D’Alema? «Vetero-comunista e stalinista». Fini? Se non c’era in passato forza più democratica di Forza Italia, non si comprende perché non sia più così «con l’apporto di altri partiti». Non ci sono «problemi da parte mia» - sottolinea Berlusconi – mentre il Presidente della Camera è un «professionista della politica», che fa chiacchiere, e con lui «c’è una visione diversa del partito».
Un fuoco di fila, quindi, con il terremoto che scompare presto dall’orizzonte del Premier. E dire che, poco prima, aveva descritto le case di Onna come «nidi d’amore». Poco loquace, al contrario, ieri mattina, il capo del governo. La presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, con una lettera aperta, lo aveva esortato alla sobrietà, a mettere da parte – cioè – i brindisi e le torte per festeggiare i prefabbricati. Perché l’Abruzzo, con le sue vittime, i suoi disoccupati, e le ferite dei crolli, è stremato e non merita gli spot della politica. La consegna di 93 “moduli abitativi”, tra l’altro, è solo l’inizio, una goccia nel mare con decine di migliaia di sfollati. Anche perché, mentre si comprende la soddisfazione degli abitanti di Onna («grazie Silvio»), è palpabile la rabbia dei più che affollano le tendopoli e che, ieri, si è fatta sentire in modo appena trattenuto. «Dove andremo a settembre? No alla deportazione», chiedeva lo striscione di Tempera. «Una sola grande opera, ricostruire L’Aquila», esortava un altro cartello. «Case, case», scandivano altri al passaggio del premier.
«Era una promessa ardita ma l’abbiamo mantenuta», spiegava a Onna il Cavaliere, indicando i prefabbricati dove entro sabato alloggeranno gli sfollati. Non avrebbe detto granché Berlusconi prima e dopo la cerimonia della consegna delle chiavi. In attesa, cioè, del Porta a Porta serale confezionato per totalizzare audience, complice l’oscuramento di Ballarò e Matrix. Bruno Vespa, ieri, seguiva passo passo il Cavaliere in Abruzzo. Unico, tra i giornalisti, ammesso a visitare, insieme al premier, il villaggio di Bazzano: 700 appartamenti da consegnare entro il mese. La sua macchina in corteo, dopo quella di Berlusconi. «Lui è abruzzese – giustificavano dallo staff – e Porta a Porta ha dato un contributo anche per i fondi di Onna». Quei prefabbricati? «Non c’entrano col progetto case del governo - ricordava Giovanni Lolli del Pd - Sono stati finanziati dalla Croce rossa, realizzati dalla provincia di Trento e urbanizzati dal Comune dell’Aquila». Durante la cerimonia Berlusconi aveva lasciato il microfono a Guido Bertolaso; al giornalista del “Centro”, Giustino Parisse, che ha perso nel sisma due figli e il padre; alla madre di Giulia Carnevale, la studentessa d’ingegneria, vittima del terremoto, che conservava nel cassetto il progetto dell’asilo; a monsignor Giuseppe Molinari, Vescovo dell’Aquila, e al suo monito sugli «abruzzesi stanchi delle chiacchiere sterili e della politica dell’odio».
A Onna era apparso, a tratti, perfino commosso il Cavaliere. Dentro l’asilo, soprattutto mentre prendeva in braccio i bambini. Una promessa al sindaco Cialente: «L’Aquila risorgerà». Perché qui la richiesta è «tornare a passeggiare tra le vie dei nostri antichi paesi», mentre il terrore - a dispetto delle promesse - è una vita tra tende, alberghi e prefabbricati. Perfino nei 94 alloggi di Onna. «Sono case dotate di tutto - si inorgogliva il premier - C’è anche il sapone, la carne e le coperte... ». E poi il record, 5 mesi per la consegna. «Nancy Pelosi, capo dei democratici americani, ha detto che mai in America ci sarebbero riusciti». Alla fine un pensiero sulla libertà di stampa: «È in pericolo? Parlarne è ridicolo».
fonte unita.it
di Ninni Andriolo
Tutti in piazza il 19 è la risposta
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