14 apr 2009

SCIACALLI RUMENI

La distruzione e il disordine forniscono un teatro sul cui palcoscenico il potere può giocare la propria pantomima. Ma l'affanno di funzionari e dipendenti di infimo rango per raccogliere la commossa approvazione del pubblico pagante rischia di volgersi in farsa.

Ecco come alcune testate giornalistiche di larga diffusione hanno dato la notizia dell'arresto dei quattro rumeni sospettati di "sciacallaggio".

Il colorito termine giornalistico è quello con cui si indica il furto in appartamento in occasione di catastrofi naturali. Sul blog di Luigi Castaldi, è spiegata la configurazione del reato nel nostro ordinamento.


si tratta del «furto in abitazione» (art. 624bis c.p.), punito fino ad un
massimo di sei anni di reclusione, che possono arrivare fino a dieci per
l’aggravante dei «motivi abietti» (art. 61 c.p., comma 1). Che lo
«sciacallaggio» sia da considerare un «furto in abitazione» per «motivi abietti»
è già abbondantemente recepito dalla giurisprudenza come dimostra, per
esempio, la legge n. 73 dell’11.4.1990 (Delega al Presidente della Repubblica
per la concessione di amnistia), che fra i reati per i quali «non si
applica l’amnistia» include quelli «commessi in occasione di calamità naturali
approfittando delle condizioni determinate da tali eventi», proprio per
la particolare odiosità dell’illecito penale in tali congiunture.

Roma 10 aprile 2009
Sciacallaggio, assolti i 4 romeni arrestati a L'Aquila
Sono stati assolti perche' "il fatto non sussiste" i 4 romeni fermati oggi a L'Aquila con l'accusa di tentato furto e ricettazione. Uno dei quattro fermati, Ionel Viko, 29 anni, e' stato ritenuto colpevole del reato minore di possesso di attrezzi da scasso, e quindi condannato a 6 mesi di arresto e a 100 euro di ammenda oltre al dissequestro e alla distruzione degli attrezzi trovati in suo possesso.

"Oggi si e' celebrato a L'Aquila il primo processo dopo il terremoto. Ci siamo e lavoriamo malgrado il sisma", ha detto il tenente colonnello Paolo Carretta, capoufficio addestramento e studi, leggendo la sentenza del processo per direttissima svolto presso la scuola della Guardia di finanza a Coppito per quattro romeni fermati perche' sospettati di sciacallaggio.

"L'arma dei carabinieri ha dimostrato di controllare il territorio - ha aggiunto il colonnello della Guardia di finanza - la Procura della Repubblica ha dimostrato di poter lavorare. Ci siamo malgrado il terremoto". L'assoluzione e' stata concessa perche' "il fatto non sussiste e si e' ritenuto di non dover procedere".

fonte: rainews24

L'articolo inizia con la delimitazione dell'ambito di cui si parla: "Sciacallagio". E siamo già in presenza della prima mistificazione, dato che la notizia dell'assoluzione dei quattro fermati riguarda appunto l'assenza dell'atto concreto definito "sciacallaggio", non la sua presenza. Subito dopo, si spiega perchè i rumeni sono assolti: perchè "il fatto non sussiste". La citazione diretta del linguaggio giuridico già sposta la narrazione su un piano parallelo. Il piano del "fatto" è quello espresso al primo rigo: "sciacallaggio". Il piano parallelo, quello a cui si colloca l'assoluzione dei quattro rumeni, è quello della cronaca giudiziaria. E' già evidente che creare tale divaricazione ha una conseguenza ben precisa sulle menti dei malcapitati avventori dell'informazione: il fatto, lo sciacallaggio, c'è, e viene vividamente narrato nella sua cruda realtà. L'assoluzione dei protagonisti rientra nell'ambito viscido, caratterizzato dalla mistificazione di lacci e lacciuoli, della cronaca dei tribunali, quella che, come sa benissimo il senso comune che viene attivato da questo genere di notizie, racconta come, attraverso sofisticherie da azzeccagarbugli, i furfanti riescano sempre a farla franca.

E' importante sottolineare che questo genere di notizie, attraverso il repentino cambio di registro, da quello crudo dei "fatti" a quello articolato e insidioso della terminologia processuale, non fa che attivare delle "risorse simboliche" diffuse nel profondo della consapevolezza popolare. Si tratta di temi indipendenti dalla circostanza dello "sciacallaggio", del terremoto e dei rumeni; piuttosto, si tratta della diffusa sfiducia nei confronti del processo giudiziario, dell'amministrazione della giustizia. Questa "risorsa simbolica", per quanto radicata nella cultura popolare ("le leggi si interpretano per gli amici e si applicano per i nemici") viene sapientemente coltivata da una tendenza dominante nel discorso politico e "di costume", che sempre riesce a suggerire il discredito nei confronti dei giudici, sempre troppo "leggeri" e disposti al "perdono" (concetto, quest'ultimo, che non ha niente a che vedere con l'amministrazione della
giustizia) con i "mostri" di cui si nutre l'immaginario collettivo. E non possiamo non menzionare le dichiarazioni di Silvio Berlusconi, secondo cui i giudici dovrebbero essere sottoposti a controlli psicometrici per evitare quegli accanimenti ispirati da furore ideologico dei quali lui ha sofferto in prima persona le conseguenze.

Gli interessi del discorso politico berlusconiano si saldano ad un ampio raggio di questioni che emergono nella trattazione che l'informazione fa della cronaca nera: far sentire tutte le brave persone non sufficientemente tutelate da un sistema giuridico lacunoso applicato con cecità ideologica da giudici pazzerelli, rientra a pieno titolo nella strategia di identificazione del popolo con il premier, una strategia populista e demagogica su cui Berlusconi ha costruito il suo successo.
Il fatto non sussiste, questa la fredda sentenza partorita dall'elefante malato della giustizia, dalla macchina pavida e intricata della giurisdizione. Ma, riportata la fredda sentenza, si ritorna all'evocatività violenta dello scasso, della distruzione, del sequestro.

Poi, cambia ancora registro. Il solerte scribacchino di Rainews24, invece di intervistare il rumeno come Enzo Tortora vittima di un terribile errore delle forze di polizia, intervista proprio il colonnello della Guardia di Finanza. Le sue dichiarazioni, se non fossero inquietanti, sarebbero ridicole. In poche parole il colonnello dice che: poco importa se abbiamo fatto una stronzata; l'importante è che oggi si sia celebrato a L'Aquila il primo processo dopo il terremoto.
Non importa se abbiamo arrestato della gente tranquilla che stava solo accompagnando la badante di un vecchietto a recuperare la sua roba da casa prima che la zona venisse sfollata, non importa che abbiamo sottoposto quattro persone innocenti ad una gogna mediatica, ad un'umiliazione umana e ad un processo inutile. No, quello che importa è che "l'Arma dei Carabinieri ha dimostrato di controllare il territorio". Ah, che controllo magistrale! Arrestare degli innocenti, che fiuto, da parte dell'Arma! E poi arriva il meglio: ancora una volta, il solerte scribacchino stipendiato dai soldi pubblici decide di incalzare il colonnello sulla sentenza. Con compunzione e professionalità, il colonnello spiega: L'assoluzione e' stata concessa perche' "il fatto non sussiste e si e' ritenuto di non dover procedere". In primo luogo, l'accento sulla "concessione" dell'assoluzione già contribuisce a proiettare il potere dello stato, con il
quale in questo momento, dopo la lunga elegia sulla presenza dello Stato, i giudici sono ancora degni di identificarsi, in un ambito di celestiale trascendenza;il Potere concede l'assoluzione come Grazia; il Potere: l'Ordine del kosmos.

Ma poi arriva il suggello della ragione causale: Il fatto non sussiste e si è ritenuto di non dover procedere. "Si è ritenuto", come avrebbe potuto fare il sultano di Delhi con un criminale per mostrare la sua magnanimità (non come conseguenza oggettiva e necessaria della "non sussistenza del fatto"), come ha fatto ogni Pasqua un Pilato lasciando un Barabba o un Cristo alla folla. "Si è ritenuto".

Ma passiamo a "Il Giornale"; il prototipo della stampa da ridere.

venerdì 10 aprile 2009, 22:03
Sciacallaggio, fermati 5 romeni, poi assolti
Scoperti finti sfollati

L'Aquila - Caccia allo sciacallo. Anche nel giorno dei funerali delle vittime del terremoto all'Aquila. Ma i quattro cittadini romeni bloccati e poi arrestati con l'accusa di approfittare di una casa abbandonata sono stati assolti nel primo processo celebrato nella città abruzzese dal giorno del sisma. L'allarme è scattato proprio mentre si seppellivano le vittime del terremoto.

Nei campi attrezzati sono stati scoperti falsi terremotati che si erano intrufolati nelle tendopoli per prendere, senza averne diritto, i materiali per gli sfollati. Ma soprattutto i servizi antisciacallaggio predisposti dalle forze dell'ordine hanno bloccato i quattro romeni sorpresi con quella che ipotizzavano essere la refurtiva, in un paesino alle porte del capoluogo, San Panfilo D'Orce. Del gruppo faceva parte anche una badante che è stata sospettata di aver organizzato
il furto. La donna non avrebbe restituito le chiavi dell'abitazione dell'anziano che assisteva ed avrebbe chiamato tre suoi connazionali: insieme, questa l'ipotesi degli investigatori, sarebbero entrati nella casa, rubando oro e denaro contante.

Il processo a tempo di record
Nella scuola della guardia di finanza che ospita anche il coordinamento dei soccorsi e che è diventata anche il quartier generale della giustizia, il loro arresto è stato convalidato. Quindi il processo con rito abbreviato. L'avvocato difensore, Gianluca Totani, ha sostenuto che i quattro stavano ripartendo dall'Abruzzo dopo che la badante dell'anziano, Elena Vicu, aveva deciso di allontanarsi. La donna, ha spiegato il legale, stava riprendendo le sue cose in casa prima di andarsene. Lo stesso pm ha chiesto l'assoluzione dall'accusa del tentativo di furto per tutti e quattro. Ed il giudice monocratico li ha assolti, dichiarando di non doversi procedere nei confronti della donna per la violazione di domicilio dell'anziano assistito perché l'uomo non ha presentato querela. Sei mesi sono stati però inflitti ad uno degli imputati poiché aveva una mazza da baseball in auto.

Sventati sul nascere, invece, altri atti di sciallaggio, questa volta veri, scoperti nei campi di accoglienza dove si distribuiscono viveri e vestiario ai terremotati. Sono stati gli operatori della Protezione Civile ad accorgersi che qualcosa non andava. Nella tendopoli di Piazza d'Armi, la più grande dell'Aquila, erano stati scoperti alcuni cittadini cinesi, romeni e marocchini che portavano fuori dai cancelli materiali a ripetizione, inventando di volta in volta delle scuse con gli
operatori che gestiscono l'accesso. Cibo e vestiti, è il sospetto della protezione civile, venivano poi venduti fuori del campo, anche in altre aree della città. A riferire gli episodi é stato uno dei responsabili della Protezione civile di Marostica (Vicenza), Angelo Costenaro, che ha fatto scattare controlli serrati.

A L'Aquila l'esercito rafforzerà le squadre delle forze di polizia già impegnate nella vigilanza e nei pattugliamenti antisciacalli. Le squadre miste esercito-forze dell'ordine saranno coordinate dal ministero dell'Interno attraverso il prefetto Franco Gabrielli e il questore Filippo Piritore, dell'Aquila.



Il Giornale riesce dove neanche Il Socialismo Inglese di George Orwell in 1984 arrivava. Gli scribacchini de "il giornale" non hanno bisogno di riscrivere la storia, ma si accontentano benissimo di impiantare una pagina di notizia su dei SOSPETTI. Oltre alla vivida rappresentazione del processo "per direttissima", da cui emerge che la temibile badante rumena non è stata condannata solo perchè il povero vecchio che le dava da mangiare è stato così fesso - poverino, dopo quello che è successo - da non sporgere denuncia, si parla di "ALTRI" episodi di sciacallaggio, questa volta "veri". Poi, percorrendo il resto dell'articolo alla ricerca di questa lampante e finalmente incontrovertibile "Verità", ci si imbatte in espressioni tipo "accorgersi che qualcosa non andava", "è il sospetto della protezione civile". Come è possibile montare una notizia sul "sospetto"? Mettiamo, domani io inizio a sospettare che gli ebrei durante la notte di
pasqua rapiscano bambini cristiani e li usino per fare sacrifici umani, che succede? Oppure che l'esercito israeliano oggi usi bombe al fosforo su Gaza, che altro succede?

Ma passiamo ora all'informazione giovane e veloce, quella che interviene tra una pubblicità e l'altra guardando il Grande Fratello per dare a tutti la sensazione di essere informati, l'informazione Multimediale e Sempre con Te sul Tuo Telefonino e sulla Posta Elettronica, l'informazione che ti raggiunge ovunque senza che neanche tu vada a cercarla, l'informazione fatta dai neolaureati studenti di lettere come duro apprendistato in stage da cinquecento euro al mese che fanno curriculum e riducono la testa a un cesso otturato di stronzate. Passiamo, cioè, al TGCOM.

10/4/2009
Sisma, arrestati quattro sciacalli
Badante romena aveva chiavi di casa
Quattro romeni, tre uomini e una donna, sono stati arrestati dai carabinieri de L'Aquila con la refurtiva e un piede di porco, mentre erano in un'abitazione a Panfilo d'Orce, vicino L'Aquila. Si tratta del primo arresto per sciacallaggio nelle zone colpite dal sisma. La donna, a quanto riferiscono i carabinieri, era la badante della famiglia proprietaria dell'appartamento, presumibilmente sfollata. Aveva le chiavi di casa.

La donna avrebbe così organizzato il furto nell'abitazione insieme ai suoi connazionali, tra cui il figlio. Nella loro automobile i militari dell'Arma hanno trovato anche alcune valigie contenenti vestiti ed effetti personali. Non si esclude quindi che gli sciacalli si apprestassero a lasciare l'Italia dopo aver compiuto la razzia.

Gli imputati sono la badante Elena Vicu, 51 anni, il figlio Daniel Ianel, 29 anni e gli altri due romeni Jan Pope, 34 anni e Jan Stefanu, trentunenne.

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha annunciato che i cinque arrestati saranno processati per direttissima. ''Si tratta di un primo risultato - ha detto - della offensiva contro lo sciacallaggio''. Il premier ha inoltre ricordato che gli uomini delle forze dell'ordine impiegati in questo momento nelle zone dell'Abruzzo colpite dal terremoto sono in tutto 700.



Altra peculiarità del TGCOM, è quella di essere "sempre in prima linea sulla notizia". E, così, arriva dopo un po' la smentita.


10/4/2009
Sisma, assolti i romeni "sciacalli"
Per il giudice il fatto non sussiste
Tutti assolti dall'accusa del tentativo di furto, perché il fatto non sussiste, i quattro romeni arrestati con l'accusa di essere "sciacalli" e di aver tentato di rubare in casa di un anziano sfollato a San Felice d'Ocre (L'Aquila). Il pubblico ministero, Fabio Picuti, aveva chiesto in precedenza l'assoluzione. I quattro sono stati sorpresi dai carabinieri con in macchina un piede di porco, un martello e delle catene di ferro.

Il giudice monocratico ha anche deciso di non doversi procedere per violazione di domicilio nei confronti della badante romena dell'anziano, anche lei imputata e sospettata di aver aperto la porta dell'abitazione ai complici, perché il reato è procedibile a querela di parte: e l'uomo ha deciso di non presentare querela.

Sei mesi di reclusione, ma con pena sospesa e beneficio della non menzione, sono stati invece inflitti a Ional Daniel Vicu, uno dei quattro arrestati, per il possesso di arnesi atti ad offendere: una mazza da baseball che aveva in auto.


Il TGCOM raggiunge delle vette altissime di disinformazione nel distico qui sopra. Partiamo dal titolo della smentita: ASSOLTI I ROMENI "SCIACALLI". Se sono assolti non sono sciacalli. Se, pure se assolti, sono "sciacalli", c'è qualcosa che non va. Infatti PER IL GIUDICE il reato non sussiste. Stesso meccanismo degli scribacchini pubblici di rainews. La stessa delegittimazione del processo giuridico di accertamento dei fatti penalmente rilevanti.
Nella decadenza della capacità di articolazione del linguaggio che queste notizie manifestano, emerge nella sua più profonda verità il dispositivo culturale che questi POTERI MEDIATICI mettono in funzione per il controllo delle nostre menti. E' chiarissimo. "PER IL GIUDICE", il fatto non sussiste. Ma per noi che leggiamo e scriviamo TGCOM, quei RUMENI SONO E RESTANO "SCIACALLI".
Come dicevamo, il sistema di credenze che viene richiamato nel senso comune a proposito dell'accertamento della verità giuridica, è il medesimo che costituisce il "capitale simbolico" sfruttato dal TG della RAI. Con la differenza che tra i giovani scribacchini rampanti del TGCOM è stata interiorizzata la velocità, l'effetto, l'immediatezza. D'altra parte, si potrebbe supporre che la velocità, l'immediatezza, che sono caratteristiche del linguaggio come del pensiero che in essi è espresso, siano le uniche possibilità di esistere per giovani precari drogati di ambizioni e pagati cinquecento euro al mese ma fighi perchè lavorano al TGCOM. Solo la velocità, l'immediatezza, l'effetto emotivo dirompente senza alcuna possibilità di farsi domande, possono permettere a questa gentaglia di sopravvivere alle loro vite. Fatto ancora più inquietante, in questa immediatezza, in questa assenza di interrogazione, in questo uso così violento del linguaggio, si cela forse un potere oscuro e terrificante: quello che vuole mostrare che, in fondo, se questo linguaggio funziona, è perchè oggi abbiamo capito che la vità non è nient'altro che questo. Basta con le fisime, basta con le domande. Il linguaggio è semplicemente uno strumento a disposizione dell'uomo, e l'uomo si realizza pienamente nell'immediatezza, nella velocità, nell'essere figo che quarda il TGCOM.
Abbandoniamo il TGCOM, non perchè riteniamo di aver esaurito le possibilità di analisi, ma perchè ci sentiamo vacillare di fronte ad esse, per la paura e il ribrezzo che esse ci solleticano.

Passiamo alla stampa democratica, progressita, liberale; acculturata, intellettuale, antiberlusconiana; girotondista, ondista, baricchiana. Passiamo a "la Repubblica".

L'Aquila, 20:23

TERREMOTO: SCIACALLAGGIO, CONVALIDATO ARRESTO 4 ROMENI
Il giudice Giuseppe Romano Gargarella ha convalidato l'arresto dei quattro romeni accusati di furto e ricettazione ai danni di un abitante di San Panfilo D'Ocre, sfollato dopo il terremoto. A quanto si apprende entro pochi minuti il giudice potrebbe emettere la sentenza, che concludera' di fatto il primo processo per sciacallaggio tenuto a L'Aquila. Il legale dei quattro accusati, avvocato Tofani, ha tentato comunque un'ultima carta: la richiesta del rito
abbreviato condizionato, cioe' subordinato all'ascolto di un altro testimone che, presumibilmente, alleggerirebbe la posizione dei quattro. Ascoltato finora Alessandro Lazzarini, della Protezione Civile di Bergamo, l'uomo che ha scoperto una dei quattro accusati dentro la casa del denunciante e gli altri tre in attesa fuori, chiamando immediatamente i Carabinieri. La tesi dell'accusa e' che la donna, badante del padrone di casa e quindi in possesso delle chiavi, fosse penetrata illegalmente nell'appartamento spalleggiata dagli altri tre per impossessarsi degli 80mila euro che l'anziano proprietario custodiva sotto una
mattonella.

(10 aprile 2009)


L'Aquila, 22:00
TERREMOTO: SCIACALLAGGIO, ASSOLTI I 4 ROMENI
Come prevedibile, dopo la richiesta di assoluzione dello stesso pm, il giudice Giuseppe Romano Gargarella ha assolto dall'accusa di tentato furto aggravato i quattro romeni fermati questa mattina a San Quirico d'Ocre, oggetto del primo processo per direttissima contro presunti sciacalli istituito a L'Aquila dopo il terremoto. Il giudice ha condannato solo uno dei quattro accusati, Daniel Vicu, 29 anni, a sei mesi (pensa sospesa) per la detenzione di arnesi da scasso
rinvenuti nella sua auto. I carabinieri avevano scoperto questa mattina che Elena Vicu, 51 anni, si era introdotta nell'abitazione dell'anziano di cui era la badante prima che l'abitazione venisse sfollata per il sisma. La donna era entrata con le chiavi, mentre Stefania e Ian Popa, ed il figlio di Elena Vicu, Daniel, aspettavano fuori con degli arnesi da scasso custoditi nell'auto di quest'ultimo. Obiettivo dei quattro, secondo le prime ipotesi degli inquirenti, era di impadronirsi dei 100 mila euro che il proprietario della casa teneva custoditi sotto una mattonella. Tuttavia, in seguito alle indagini, si e' riscontrato che i soldi non sono stati toccati e che i gioielli trovati addosso agli accusati erano di loro proprieta': la sentenza ne ordina l'immediata restituzione. Si chiude cosi' il primo processo contro presunti sciacalli, anzi il primo in assoluto celebrato nel capoluogo abruzzese dopo il terremoto. Un segnale di ritorno alla normalita', sia pure in condizioni di fortuna: sede ricavata in un'ala della scuola ispettori della Guardia di Finanza di Coppito, la stessa dove questa mattina si sono tenuti i funerali solenni e di fatto unica struttura pubblica agibile in tutta L'Aquila. Atti giudiziari scritti a mano, avvocati avvertiti all'ultimo del luogo del processo (si era perfino ipotizzato un camper) e un inevitabile alleggerimento del protocollo. Ma il segnale di speranza rimane: "La notizia - ha detto il colonnello Paolo Carretta, comandante della Scuola ispettori - e' che si e' celebrato un processo, indipendentemente da assoluzioni o condanne. Le autorita' hanno dimostrato di poter controllare un territorio, la procura ha potuto lavorare, i difensori hanno svolto egregiamente il loro lavoro".


Per i democratici scribacchini di Repubblica è complesso districarsi in simili vicende, che dischiudono al pietoso sguardo dell'intellettuale di sinistra la inevitabile radice di malvagità albergante nel legno torto dell'umanità. Così complesso e insidioso che la notizia della smentita è una delle più lunghe e particolareggiate notizie di cronaca nera del giorno. Sembra il movimento consolatorio di una preghiera, quello del secondo "adagio" di cronaca di Repubblica.
L'Inno alla gioia finale, declamato, acnhe qui, da un comandante delle forza dell'ordine, è l'inno al potere cosmico che ordina il mondo. "Indipendentemente da assoluzioni o condanne, si è celebrato un processo", ancora una volta, questo è l'importante: lo Stato c'è (ancora una volta, non importa se per mettere dentro innocenti o se per stemperare nei "funerali solenni" la rabbia e la sete di giustizia delle popolazioni colpite). L'epica del lieto fine, che si nutre della vivida descrizione del FURTO IPOTIZZATO (arnesi da scasso: ma se si è accertato che non c'era tentativo di furto aggravato, perchè gli arnesi sono rimasti "arnesi da scasso" e non si sono di nuovo transustanziati in più tranquilli "arnesi di lavoro"?), si stempera nella leggiadra finesse del "si chiude così", con un "vissero felici e contenti", che fa da overture alla peroratio finale del Trombone di Stato: "si è celebrato un processo", "le autorità controllano il territorio", il Gran FInale Allegro che riesce a transustanziare una ordinaria storia di RAZZISMO e ABUSO DI POTERE da parte di FORZE DELL'ORDINE E IMPROVVISATI PALADINI DELLA SALUTE PUBBLICA, in un'ulteriore orgia solenne del potere.

E, come se non bastasse, pronto a stare sulla notizia come un redattore del TGCOM, il Presidente del Consiglio annuncia l'istituzione del Reato di Sciacallaggio.

5 commenti:

  1. analisi che lascia senza fiato...illuminante

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  2. sei un grande

    Antonio!!!

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  3. segnalo una disussione con un vecchio amico falciato e martellato

    http://pensieriinlibertavigilata.blogspot.com/2009/04/sciacalli-rumeni-risposta-ad-un.html

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  4. beh, si in effetti un po' falciato e un bel po' martellato sono.

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