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13 lug 2009

UNO SPETTRO SI AGGIRA PER L'EUROPA






In questa direzione stiamo assistendo allo “svecchiamento” e alla ridefinizione del ruolo e del significato degli apparati di controllo. Le polizie diventano sempre più “di confine”, perché i confini si moltiplicano e si rinforzano ai bordi ma anche all’interno delle nostre società. Diventano confini politici ancor prima che spaziali. E il sapere di polizia che meglio si adatta a queste nuove definizioni assomiglia sempre più terribilmente a un sapere “di guerra”. Il deviante diventa un nemico da neutralizzare, con le buone o con le cattive. Non a caso nel mondo rappresentiamo un “modello” con i nostri carabinieri. Forze di guerra e di polizia al tempo stesso, in grado di difendere sia i pozzi di petrolio di Nassyria, sia i cancelli dei lager per migranti, sia le zone rosse di ogni tipo che proliferano all’interno delle nostre metropoli. Le questure e le caserme, in questo, somigliano sempre più a quartier-generali in cui si pianifica la guerra alla devianza, alla (micro-)criminalità, al conflitto sociale.





















In modo ancora più innaturale che nella pena di morte, mescolate quasi in modo spettrale, queste due forme di violenza sono presenti in un’altra istituzione dello Stato moderno: la polizia. La quale è certo un potere a fini giuridici (con diritto di disporre), ma anche con la contemporanea autorizzazione ad allargarli entro limiti molto ampi (con diritto di ordinare). Il colmo dell’ignominia – che per altro viene avvertita solo da pochi, anche perché solo raramente essa si autorizza a raggiungere i livelli di intervento più grossolani, potendo naturalmente operare tanto più alla cieca nei settori più vulnerabili e contro le persone che sanno, di fronte alle quali le leggi non bastano a difendere lo Stato – questa autorità lo raggiunge nel momento in cui sopprime la divisione tra i due poteri di porre e di conservare il diritto. Se dal primo potere si esige di dimostrare di aver vinto, il secondo deve limitarsi nel proporsi nuovi fini. Il potere poliziesco si emancipa da entrambe le condizioni. Esso è potere che instaura il diritto – la cui funzione caratteristica non è promulgare le leggi ma dispensarsene in ogni modo, con decreti emanati con forza di diritto – ed è potere che conserva il diritto, posto a disposizione di quei fini. L’affermazione che i fini del potere poliziesco siano sempre identici o anche solo connessi a quelli del restante diritto è completamente falsa. Anzi, il “diritto” della polizia mostra fino a che punto lo Stato, vuoi per impotenza, vuoi per le connessioni immanenti a ogni ordinamento giuridico, non riesca più a garantirsi con l’ordinamento giuridico il raggiungimento dei propri fini empirici che pur intende raggiungere a ogni costo. Perciò la polizia interviene “per ragioni di sicurezza” in numerosi casi in cui non sussiste una situazione giuridica chiara, quando non accompagna il cittadino come brutale vessazione senza alcun rapporto con fini giuridici attraverso una vita regolata da ordinanze o addirittura non lo sorveglia. Al contrario del diritto, che riconosce nella “decisione” spaziotemporale precisamente determinata hic et nunc una categoria metafisica, attraverso cui si espone alla critica, il trattamento dell’istituto poliziesco non incontra nulla di sostanziale. Il suo potere è informe come la sua presenza spettrale, inafferrabile e diffusa per ogni dove nella vita degli stati civilizzati. Anche se nei dettagli la polizia sembra dappertutto uguale, non si può alla fine misconoscere che il suo spirito è meno devastante là dove rappresenta, come nella monarchia assoluta, il potere del sovrano, dove confluiscono pienamente il potere legislativo ed esecutivo, rispetto alle democrazie, dove la sua presenza, non sostenuta da un simile rapporto, testimonia la massima degenerazione pensabile del potere.















3 lug 2009

QUANTO COSTA IL G8?

A colloquio con la stampa estera il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, l'ha definito un "G8 low cost". Sobrio e "solidale", perché il vertice degli otto grandi, che si terrà all'Aquila dall'8 al 10 luglio, sarà un’occasione per "rilanciare un territorio, fare stare i grandi vicino alla tragedia della gente comune". Tutto il contrario rispetto allo sfarzo e al lusso della Maddalena, sede originaria del G8, prima che il terremoto del 6 aprile in Abruzzo spingesse il governo a spostare il vertice all'Aquila. Ma, spulciando tra le cifre, i costi complessivi per organizzare l'evento appaiono eccessivi. "Il G8 costa più dell’intero bilancio che l’Italia dedica alla lotta contro la povertà" - denuncia Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace. "400 milioni di euro contro i miseri 321,8 milioni stanziati quest’anno dal governo italiano per lottare contro la morte per fame e la miseria nel mondo". Lotti analizza i numeri e precisa: "Abbiamo calcolato la spesa al minimo, non abbiamo voluto sparare cifre esorbitanti". I costi totali, presi in considerazione dalla Tavola della pace, comprendono sia le spese per l'adeguamento delle strutture alla Maddalena, sia i lavori svolti all'Aquila. Si parla di 209 milioni di euro per le opere di bonifica e adeguamento dell'Arsenale, la struttura della Marina militare che avrebbe dovuto ospitare il vertice, 50 milioni di euro spesi finora in Abruzzo, 35 milioni stanziati dal ministero degli esteri per le attività preparatorie del vertice e circa 85-90 milioni di euro spesi per la sicurezza dell'evento. Il sindacato di polizia parla di 87 milioni di euro contro i 113 previsti per La Maddalena. Non vengono prese in considerazione, anche perché sconosciute, le spese per l'organizzazione dei vertici tematici che si sono svolti in varie città italiane: dal G8 sull'ambiente di Siracusa all'incontro dei ministri degli esteri a Trieste. Il tutto per un totale di 379 milioni di euro. Ma le cifre variano e sembra non esserci un bilancio preciso e dettagliato. Dalla Protezione civile dicono che a far fede sono i numeri presentati da Bertolaso in occasione della conferenza stampa con i corrispondenti esteri del 23 giugno scorso. In quell'occasione il capo della Protezione civile confermava i 50 milioni di euro spesi per l'Abruzzo a fronte dei 320 utilizzati in Sardegna. E le stesse cifre appaiono sul sito ufficiale del vertice, alla voce “Tabelle spese opere G8 La Maddalena”. La spesa prevista era di 377 milioni di euro, ai quali vanno però sottratti 50 milioni, una riduzione, si legge nel documento, calcolata sulle indicazioni del Consiglio superiore dei lavori pubblici "anche a seguito del trasferimento del G8 all'Aquila". Un trasferimento motivato con il risparmio di 220 milioni di euro da destinare alla ricostruzione delle zone terremotate. Ma si è trattato di vero risparmio? A dicembre 2008 tutti gli organi di stampa, dal Corriere della Sera al Giornale della famiglia Berlusconi, riportavano la notizia: «Per la realizzazione del G8 a presidenza italiana, che si terrà in Sardegna sull’isola della Maddalena a inizio luglio 2009, verranno spesi 400 milioni di euro». Una cifra che aveva fatto gridare allo scandalo qualcuno, constatando che la cifra era tre volte le spese sostenute per organizzare il vertice di Genova nel 2001. Per ora, a conti fatti, per il G8 erano stati previsti 400 milioni di euro e 400 milioni di euro sono stati spesi.
Alla confusione sull'ammontare delle cifre si aggiunge la confusione sulla provenienza dei soldi. Sempre Flavio Lotti sottolinea che per organizzare il vertice in Sardegna sono stati stanziati fondi Fas, ovvero di sviluppo alle aree del Mezzogiorno, che sarebbero dovuti servire, ad esempio, all'allargamento della strada Olbia–Sassari, ma che sono stati in gran parte usati per i lavori all'Arsenale. Una struttura che in futuro dovrebbe ospitare "altri eventi internazionali", dei quali ben otto entro la fine del 2009. Altra ipotesi, potrebbe diventare un centro commerciale. Inoltre si chiede Lotti, perché l'evento è gestito dalla Protezione civile, i cui compiti dovrebbero essere altri? I bilanci fanno parte di quelli della Protezione civile o si parla di contabilità separata? E soprattutto chi pagherà il conto?
*Lettera 22