14 ott 2009

CITIZEN GAY

L'affossamento della legge contro l'omofobia è un brutto colpo per la democrazia e per la vita civile, in generale. Soprattutto in un paese come sta diventando l'Italia oggi, sfigurato da razzismi di ogni tipo, localismi, individualismi, sessismi, machismi e volgarità varie di contorno. Un paese in cui le categorie deboli, le donne gli immigrati i gay le trans, sono sempre più in pericolo, quotidianamente oggetto di attacchi violenti.
L'Italia è uno dei pochi paesi in Europa che ancora non ha nessuna forma di tutela contro le discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale: non ci vuole un grande acume per capire quanto ne avrebbe bisogno. Eppure i nostri politici tirano in ballo i principi della costituzionalità (sacrosanti per carità, mai come in questo periodo), come se tutelare una minoranza potesse mai significare creare delle disuguaglianze. Dietro, come sempre in Italia, c'è invece il desiderio di compiacere la Chiesa cattolica, terrorizzata dal fatto che questa legge le possa essere usata contro. Se si leggono i documenti sul tema di ispirazione cattolica, si sentono invocare altri principi sacrosanti come la libertà religiosa, che veramente non c'entra nulla, e si leggono frasi enfatiche contro i dogmatismi dell'illuminismo e gli eccessi del politicamente corretto. Fra parentesi, credo che un bravo linguista dovrebbe studiare come in Italia il sintagma «politicamente corretto» sia sempre stravolto e demonizzato, come se nessuno sapesse veramente di che si tratta. Esistono certo eccessi di politicamente corretto, soprattutto negli Stati uniti, ma non da noi, dove il fenomeno non c'è quasi mai stato (e un po' farebbe bene a tutti).
Consultando il sito di Repubblica per leggere la brutta notizia che sto commentando, mi ha colpito il rimando a un articolo del 2007, corredato da una foto in cui Franco Grillini appare raggiante con il segno di vittoria: su quel decreto legge c'era stato un voto contrario dell'Udeur che aveva votato con l'opposizione di allora. L'Italia non cambia. Oggi abbiamo l'Udc, che straparla di ideologia «di genere», o addirittura equipara l'omosessualità alla pedofilia o al sesso con animali. L'incultura è l'unica cosa che regna sovrana ormai in Italia. Fa solo tristezza che a sinistra ci sia chi spera di costruire qualcosa (cosa? ditecelo una buona volta) con questi alleati.
L'amarezza oggi è più forte in chi come me è stato fra le poche decine di persone che parteciparono, agli inizi degli anni Ottanta, al primo Gay Pride italiano a Bologna, ben accolto dall'ottimo sindaco Renato Zangheri, ha poi partecipato a tanti altri splendidi cortei, compreso quello straordinario del 2000 dove le decine si erano trasformate in centinaia di migliaia, ed è anche stato oggetto di un brutto attacco omofobo proprio due giorni fa. Sale spontaneo un pericoloso senso di inutilità del fare.
Legiferare sarebbe una vera risposta concreta, più delle condanne di chi è al potere. Molte delle innumerevoli attestazioni di solidarietà che mi sono venute da colleghi, amici, studenti, e dalle istituzioni (a partire dal rettore della mia Università) hanno sottolineato la necessità di rispondere con la cultura agli atti di barbarie. La notizia di oggi va giusto nella direzione opposta.

fonte ilmanifesto.it
di Massimo Fusillo

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