31 ott 2009

UN ALTRO MASSACRO

Queste sono le foto scattate al cadavere di Stefano Cucchi, il detenuto morto nel carcere di Regina Coeli, a Roma. È stata la stessa famiglia ad autorizzarci a pubblicarle. Sulla sua morte serve verità, così come chiede la sua famiglia. Stefano venne fermato il 15 ottobre scorso per droga al Parco degli Acquedotti di Roma. È morto all’ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre dopo essere passato per gli ambulatori del Tribunale, del carcere di Regina Coeli e dell'ospedale Fatebenefratelli senza avere mai la possibilità di essere visitato dai parenti. Oggi, in una conferenza stampa organizzata al Senato dal presidente di 'A buon diritto' Luigi Manconi, a cui hanno partecipato anche l'avvocato dei Cucchi Fabio Anselmo e alcuni parlamentari, tra i quali Emma Bonino, Rita Bernardini, Felice Casson e Renato Farina, sono state distribuite ai presenti queste foto. Agli occhi dei genitori si e' presentato, secondo la ricostruzione, con il volto tumefatto, un occhio rientrato, la mascella fratturata e la dentatura rovinata. ''L'atto di morte e' stato acquisito dal pm - ha spiegato il legale Fabio Anselmo - per cui non abbiamo in mano nulla, se non le foto scattate dall'agenzia funebre e un appunto del medico legale. Non sono stati riscontrati traumi lesivi, a quanto appare, chepossono averne causato la morte. Si parla di ecchimosi ed escoriazioni e sangue nella vescica, per cui e' difficile saperequando e soprattutto come e' morto''. Stefano, a quanto confermail legale, soffriva di epilessia. Il Ministro Alfano ha parlato di “caduta accidentale dalle scale”. Ma non basta. E ora il padre di Stefano chiede la verità anche al ministro La Russa. “Mio figlio in quei momenti era sotto la tutela dello Stato – ha detto Giovanni Cucchi - dunque questa vicenda non può passare sotto silenzio. E dato che e' stato preso in consegna dai Carabinieri chiediamo chiarezza anche al ministro della Difesa Ignazio La Russa''.


Andando su questo link potrete vedere le fotografie che devono urtare la vostra sensibilità.
http://www.cnrmedia.com/

fonte crn.media.com



fonte video beppegrillo.it

io non lo so quante altre morti dobbiamo piangere
quanta paura dobbiamo avere mentre camminiamo per strada
io non lo so perchè siamo costretti a ringraziare della gente fuori di testa
il 4 novembre
io non lo so
ma questa è una storia
e ce ne sono altre
.
c'è Federico Aldrovandi
Carlo Giuliani
Aldo Bianzino
Mario Castellano
Giuseppe Casu
Marcello Lonzi
Riccardo Rasman
NIki Aprile Gatti
Stefano Frapporti
ancora?

23 ott 2009

ECCO COSA C'ERA SCRITTO SUL SITO "UCCIDIAMO BERLUSCONI".PER IL RESTO, QUESTA
STORIA FA SOLO RIDERE.
E MARONI PARLA E GIU' I GIUDICI SCHIAVI A FARE PAURA COME SE FOSSERO BAMBINI AD HALLOWEEN.


Traffico di droga

Nel 1983 la Guardia di finanza, nell'ambito di un'inchiesta su un traffico di droga, aveva posto sotto controllo i telefoni di Berlusconi. Nel rapporto si legge: «È stato segnalato che il noto Silvio Berlusconi finanzierebbe un intenso traffico di stupefacenti dalla Sicilia, sia in Francia che in altre regioni italiane. Il predetto sarebbe al centro di grosse speculazioni edilizie e opererebbe sulla Costa Smeralda avvalendosi di società di comodo...». L'indagine non accertò nulla di penalmente rilevante e nel 1991 fu archiviata.

Falsa testimonianza sulla P2

La prima condanna di Silvio Berlusconi da parte di un tribunale arriva nel 1990: la Corte d’appello di Venezia lo dichiara colpevole di aver giurato il falso davanti ai giudici, a proposito della sua iscrizione alla lista P2. Nel settembre 1988, infatti, in un processo per diffamazione da lui intentato contro alcuni giornalisti, Berlusconi aveva dichiarato al giudice:"Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo che è di poco anteriore allo scandalo". Per questa dichiarazione Berlusconi viene processato per falsa testimonianza. Il dibattimento si conclude nel 1990: Berlusconi viene dichiarato colpevole, ma il reato è estinto per l'intervenuta amnistia del 1989.

Tangenti alla Guardia di finanza

Berlusconi è accusato di aver pagato tangenti a ufficiali della Guardia di finanza, per ammorbidire i controlli fiscali su quattro delle sue società (Mondadori, Mediolanum, Videotime, Telepiù). In primo grado è condannato a 2 anni e 9 mesi per tutte e quattro le tangenti contestate, senza attenuanti generiche. In appello, la Corte concede le attenuanti generiche: così scatta la prescrizione per tre tangenti. Per la quarta (Telepiù), l'assoluzione è concessa con formula dubitativa (comma 2 art. 530 cpp). La Cassazione, nell'ottobre 2001, conferma le condanne per i coimputati di Berlusconi Berruti, Sciascia, Nanocchio e Capone (dunque le tangenti sono state pagate), ma assolve Berlusconi per non aver commesso il fatto, seppur richiamando l'insufficienza di prove.

Tangenti a Craxi (All Iberian 1)

Per 21 miliardi di finanziamenti illeciti a Bettino Craxi (Ë la pi˜ grande tangente mai pagata a un singolo uomo politico in Italia), passati attraverso la società estera All Iberian, in primo grado è condannato a 2 anni e 4 mesi. In appello, a causa dei tempi lunghi del processo scatta la prescrizione del reato. La Cassazione conferma.

Falso in bilancio (All Iberian 2)

Berlusconi Ë stato indagato (anche sulla base di una voluminosa consulenza fornita dalla Kpmg) per la rete di 64 società e conti off shore del gruppo Fininvest (Fininvest Group B) che, secondo l'accusa, ha finanziato operazioni "riservate" (ha scalato societý quotate in Borsa, come Standa e Rinascente, senza informare la Consob; ha aggirato le leggi antimonopolio tv in Italia e in Spagna, acquisendo il controllo di Telepi˜ e Telecinco; ha pagato tangenti a partiti politici, come la stecca record di 21 miliardi di lire data a Craxi attraverso la societý All Iberian). La rete occulta della Finivest-ombra ha spostato, tra il 1989 e il 1996, fondi neri per almeno 2 mila miliardi di lire. Per questo Berlusconi Ë stato chiamato a rispondere di falso in bilancio. Ma nel 2002 ha cambiato la legge sul falso in bilancio, trasformando i suoi reati in semplici illeciti sanabili con una contravvenzione e soprattutto riducendo i tempi di prescrizione del reato (erano 7 anni, aumentabili fino a 15; sono diventati 4). CosÏ il giudice per le indagini preliminari nel febbraio 2003 ha chiuso l'inchiesta: negando l'assoluzione, poichÈ Berlusconi e i suoi coimputati (il fratello Paolo, il cugino Giancarlo Foscale, Adriano Galliani, Fedele Confalonieri) non possono dirsi innocenti; ma decidendo di prosciogliere tutti i 25 imputati, poichÈ il tempo per il processo, secondo la nuova legge, è scaduto. La procura ricorre in Cassazione, che all'inizio di luglio 2003 applica per la prima volta il "lodo Maccanico", decidendo la sospensione del processo per Berlusconi.

Caso Lentini

Berlusconi è stato rinviato a giudizio per aver deciso il versamento in nero di una decina di miliardi dalle casse del Milan a quelle del Torino calcio, per l’acquisto del calciatore Gianfranco Lentini. Il dibattimento di primo grado si Ë concluso con la dichiarazione che il reato Ë prescritto, grazie alla nuova legge di Berlusconi sul falso in bilancio.

Medusa cinematografica

Berlusconi è accusato di comportamenti illeciti nelle operazioni d'acquisto della società Medusa cinematografica, per non aver messo a bilancio 10 miliardi. In primo grado è condannato a 1 anno e 4 mesi per falso in bilancio. In appello, assoluzione con formula dubitativa, confermata in Cassazione.

Terreni di Macherio

Berlusconi è accusato di appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio per l’acquisto dei terreni intorno alla sua villa di Macherio. In primo grado è assolto dall'appropriazione indebita e dalla frode fiscale. Per i due falsi in bilancio contestati scatta la prescrizione. In appello è confermata l'assoluzione per i due primi reati; è assolto per uno dei due falsi in bilancio, per il secondo si applica l'amnistia.

Lodo Mondadori

Berlusconi è accusato di aver pagato i giudici di Roma per ottenere una decisione a suo favore nel Lodo Mondadori, che doveva decidere la proprietà della casa editrice. Il giudice dell'udienza preliminare Rosario Lupo ha deciso l'archiviazione del caso, con formula dubitativa. La Procura ha fatto ricorso alla Corte d’appello, che nel giugno 2001 ha deciso: per Berlusconi è ipotizzabile il reato di corruzione semplice, e non quello di concorso in corruzione in atti giudiziari; concesse le attenuanti generiche, il reato dunque è prescritto, poiché risale al 1991 e la prescrizione, con le attenuanti generiche, scatta dopo 5 anni. Il giudice ha disposto che restino sotto processo i suoi coimputati Cesare Previti, Giovanni Acampora, Attilio Pacifico e Vittorio Metta.

Toghe sporche-Sme

Berlusconi è accusato di aver corrotto i giudici durante le operazioni per l'acquisto della Sme. Rinviato a giudizio insieme a Cesare Previti e Renato Squillante. Il processo di primo grado si è concluso (con condanne per Previti e Squillante) a Milano, dopo che la Cassazione ha respinto la richiesta di spostare il processo a Brescia o a Perugia, per legittimo sospetto, reintrodotto appositamente per legge nell'ottobre 2002. Un'altra legge, il "lodo Maccanico", votata con urgenza nel giugno 2003, ha imposto la sospensione di tutti i processi a cinque alte cariche dello Stato, tra cui il presidente del Consiglio, ma è stata bocciata dalla Corte costituzionale perché incostituzionale. Stralciata la posizione di Berlusconi dal processo principale, il Tribunale di Milano ha ritenuto provati i fatti di corruzione, ha prosciolto per prescrizione sui soldi pagati a Squillante e assolto per il resto, ma con il richiamo all'insufficienza di prove.

Spartizione pubblicitaria Rai-Fininvest

Berlusconi era accusato di aver indotto la Rai, da presidente del Consiglio, a concordare con la Fininvest i tetti pubblicitari, per ammorbidire la concorrenza. La Procura di Roma, non avendo raccolto prove a sufficienza per il reato di concussione, ha chiesto l'archiviazione, accolta dal Giudice dell'udienza preliminare.

Tangenti fiscali sulle pay-tv

Berlusconi era accusato di aver pagato tangenti a dirigenti e funzionari del ministero delle Finanze per ridurre l’Iva dal 19 al 4 per cento sulle pay tv e per ottenere rimborsi di favore. La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione, accolta dal Giudice dell'udienza preliminare.

Stragi del 1992-1993

Le procure di Caltanissetta e Firenz, indagano da molti anni sui «mandanti a volto coperto» delle stragi del 1992 (Falcone e Borsellino) e del 1993 (a Firenze, Roma e Milano). Le indagini preliminari sull'eventuale ruolo che Berlusconi e Marcello Dell'Utri possono avere avuto in quelle vicende sono state formalmente chiuse con archiviazioni nel 1998 (Firenze) e nel 2002 (Caltanissetta). Continuano però indagini per concorso in strage contro ignoti e i decreti d'archiviazione hanno parole pesanti nei confronti degli ambienti Fininvest.

Mafia

La procura di Palermo ha indagato su Berlusconi per mafia: concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco. Nel 1998 l'indagine Ë stata archiviata per scadenza dei termini massimi concessi per indagare. Indizi sui rapporti di Berlusconi e Dell'Utri con uomini di Cosa nostra continuano a essere segnalati in molte sentenze. Dell'Utri, infine, è stato condannato a Palermo a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, e questo getta ombre pesantissime su Berlusconi, che sarebbe stato messo da Dell'Utri nelle mani della mafia fin dal 1974.



Telecinco in Spagna

Berlusconi, Dell’Utri e altri manager Fininvest, responsabili in Spagna dell'emittente Telecinco, sono accusati di frode fiscale per 100 miliardi e violazione della legge antitrust spagnola, per avere detenuto occultamente il controllo di Telecinco, proibito dalle leggi antimonopolio. Sono ora in attesa di giudizio su richiesta del giudice istruttore anticorruzione di Madrid, Baltasar Garzon Real. Il giudice Garzon ha chiesto di processare Berlusconi in Italia o di poterlo processare in Spagna. Di fatto, il processo Ë sospeso.

22 ott 2009

PEDINA


Il giudice Raimondo Mesiano è responsabile della sentenza di risarcimento da parte della Fininvest alla Cir di De Benedetti di 750 milioni di euro per la vendita truccata della Mondadori. Nel 2007 una sentenza della Cassazione condannò Previti. Cesarone corruppe un giudice e la Mondadori finì, per coincidenza, alla Fininvest. Lui prima in galera e poi ai servizi sociali. Ora è stato quantificato il danno. Casi della vita, casi di corruzione: 2,7 milioni di dollari pagati a suo tempo a un giudice per una sentenza favorevole. Nella sentenza di Mesiano è riportato: "Sarebbe naturalmente fuori dell’ordine naturale degli accadimenti umani che un bonifico di circa 3 miliardi di lire sia disposto ed eseguito, per le dimostrate finalità corruttive, senza che il “dominus” della società, dai cui conti il bonifico proviene, ne sia a conoscenza e lo accetti". "E’ noto che Fininvest spa è società appartenente alla famiglia Berlusconi, il cui azionariato è suddiviso all’interno di una ristretta cerchia di soci". Il tuo avvocato corrompe un giudice per una sentenza ad hoc con una cifra enorme, tre miliardi di vent'anni fa, e tu non dovresti saperne nulla? Tu che sei l'utilizzatore finale della sentenza?
Lo psiconano ha buttato lì, nei giorni scorsi, a Benevento che sul giudice Mesiano: "Se ne sentiranno venir fuori delle belle".
Detto-fatto. Il giudice Mesiano è stato seguito da Canale 5 mentre si recava dal barbiere. Il pezzo è un'istigazione alla risata convulsa o forse all'intimidazione di giudice di stampo piduista.
Alcuni brani di accompagnamento del "servizietto":
"...alle sue stravanganze (quali? ndr) siamo già abituati... passeggia l'uomo Raimondo Mesiano passeggia per le strade milanesi... davanti al suo barbiere di fiducia è impaziente... non riesce a stare fermo... avanti e indietro... si ferma... aspira la sua sigaretta e ancora avanti e indietro (muove solo pochi passi e sembra molto tranquillo, ndr) ... prima di uscire dal nostro campo visivo (forse l'espressione "pedinamento" è più appropriata. ndr) ci regala un'altra stranezza (ancora? ndr)... guardatelo seduto su di una panchina, camicia, pantalone blu, scarpe bianche e calzino turchese (però che giudice strano, ndr)".
Secondo quanto riportato dal Financial Times, Fininvest ha debiti per 1,7 miliardi di euro e cassa per 700 milioni di euro. Per la multa ne mancano 50, ci toccherà fare una colletta
.

fonte beppegrillo.it

20 ott 2009

gli uomini


si parlano, si, l'un l'altro, però non si capiscono; le loro parole sono colpi che rimbalzano sulle parole altrui; non vi è illusione più grande della convinzione che il linguaggio sia un mezzo di comunicazione fra gli uomini. Si parla a un altro, ma in modo che questi non comprenda. Si continua a parlare, e quegli comprende ancor meno. Si grida, si torna a gridare, e l'esclamazione, che nella grammatica vive una povera vita, s’impadronisce del linguaggio. Le grida balzano qua e là come palle, colpiscono, ricadono al suolo. Di rado qualcosa penetra negli altri, e quando accade è qualcosa di distorto.
Ma quelle stesse parole che non sono comprensibili, che agiscono isolate, che danno luogo a una specie di figura acustica, non sono rare o nuove, inventate dalle creature che mirano alla loro singolarità: sono le parole che vengono usate più di frequente, frasi comunissime per tutti, ripetute centomila volte; e di questo, proprio di questo si servono per dimostrare la loro caparbietà. Parole belle, brutte, nobili, comuni, sacre, profane, capitate tutte in questo tumultuoso serbatoio; e ciascuno ne trae fuori ciò che si addice alla propria inerzia; e lo ripete finché le parole non sono più riconoscibili, finché dicono tutt'altro, il contrario di ciò che una volta significavano.


Elias Canetti

LA QUARANTANOVESIMA


LIBERTA' DI STAMPA, ITALIA 49ma PER REPORT SANS FRONTIERES
La libertà di stampa sembra ancora molto lontana dall'essere un valore universalmente riconosciuto e realizzato. L'annuale rapporto di Reporters sans frontieres fornisce ancora una volta un quadro sconfortante, con situazioni che peggiorano in vari Paesi, anche nel democratico occidente e nella vecchia Europa. E' il caso dell'Italia, che scende dal 44° posto dell'anno scorso al 49° (ma nel 2007 era al 35°).

I dati più rilevanti quest'anno sono l'aumento della libertà di stampa negli Stati Uniti dopo l'insediamento di Barack Obama (dal 40° al 20° posto). In testa c'è la Danimarca, seguita da Finlandia e Irlanda. Fanalino di coda (su 175 nazioni monitorate) è l'Eritrea. Peggiora la situazione in Iran (73°) e resta preoccupante quella dell'Iraq e dell'Afghanistan, dove i segnali di miglioramento continuano a essere troppo deboli e scarsi.

Ma ad allarmare il presidente di Rsf, Jean-François Julliard, è soprattutto l'Europa. Nel vecchio continente diversi Paesi come Francia (43° posto), Italia (49°), Slovacchia (46°) mostrano un progressivo restringersi degli spazi per la libertà di stampa e perdono progressivamente posizioni.

"L'Europa dovrebbe essere d'esempio sul fronte delle libertà pubbliche. Come possiamo denunciare le varie violazioni nel mondo se non siamo irreprensibili noi stessi in prima persona?", ha chiesto Julliard.
(20 ottobre 2009)


fonte laRepubblica.it

17 ott 2009

A VOLTE RITORNANO


ROMA - Il quotidiano Il Riformista ha ricevuto una lettera contenente minacce nei confronti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, del presidente della Camera Gianfranco Fini e del leader della Lega Umberto Bossi. A dare la notizia è il direttore del giornale, Antonio Polito.

Nella missiva, firmata Brigate rivoluzionarie per il comunismo combattente e la stella a 5 punte, si indicava le 23.59 di ieri come termine ultimo entro i quali i tre esponenti politici avrebbero dovuto rassegnare le dimissioni. "Lasciate la politica e il primo (Berlusconi ndr) si consegni alla giustizia comune perché in quella comunista la sentenza sarà inevitabile", si chiude il messaggio consegnato alla Digos di Roma.

La lettera è stata spedita da Milano l'8 ottobre, all'indomani della decisione della Corte costituzionale sul lodo Alfano, ed è stata aperta questa mattina. "Dopo la sentenza della Consulta, il presidente del Consiglio non vuole dimettersi - si legge ancora - noi diciamo basta".

I mittenti assicurano che non intendono ricorrere "a bombe o coinvolgere innocenti", ma che sono pronti a una vera e propria rivoluzione armata come a Cuba. "Berlusconi, Fini e Bossi - capo delle nuove camicie nere - se volete evitare un nuovo 8 settembre dimettetevi entro le 23.59 del 16 ottobre", è l'avvertimento. "Un'analisi - giudica il direttore del Riformista - molto ingenua, anche se si rifà alla stretta attualità".
(17 ottobre 2009)

FONTE laRepubblica.it


LA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA, PRESIEDUTA DALL'AVVOCATO TAORMINA
(BRUNO VESPA, PLASTICO, COGNE, RICORDATE?) , DICHIARO' CHE ILARIA ALPI ERA MORTA MENTRE SI
TROVAVA IN VACANZA




va abbattuto questo sistema economico e sociale

16 ott 2009

INVECE


Mazzette ai talebani?

L'incredibile storia delle mazzette italiane ai talebani rivelata con dovizia di particolari dal Times ha suscitato lo sdegno di Berlusconi che in una insolitamente lunga nota di Palazzo Chigi dice di non saperne niente ed annuncia querela al giornale. Anche al Times, adesso. La storia che il quotidiano inglese racconta con la consueta precisione dice questo: i servizi segreti italiani avrebbero pagato decine di migliaia di dollari ai comandanti talebani ed ai signori della guerra locali per mantenere calma l'area di Saroubi, ad est di Kabul, così come la provincia di Herat. Nel luglio del 2008 quella base fu presa poi sotto controllo dai francesi, i quali un mese dopo, il 18 agosto, furono vittime di un agguato in cui 10 militari vennero massacrati e 21 feriti. Secondo il Times «i pagamenti clandestini effettuati dai servizi segreti italiani agli insorti afghani hanno contribuito alla morte di 10 soldati francesi». L'accusa è pesantissima, illustra nella sua cronaca Umberto De Giovannangeli: la mancata conoscenza dei pagamenti avrebbe indotto i soldati francesi in errore, li avrebbe portati «a una valutazione errata dei possibili pericoli e quindi alla catastrofe che ne è seguita». Se accantoniamo un momento l'enormità dei fatti e consideriamo "solo" l'aspetto politico bisogna osservare che queste vicende non passano mai dai giornali: sono conti che si regolano tra governi. Se i servizi segreti dei paesi alleati hanno tollerato che finisse sul più autorevole quotidiano europeo o non si fidano dei servizi italiani o siamo alla resa dei conti pubblica e finale, probabilmente le due cose insieme. Un complotto internazionale, direbbe il nostro premier: questa volta di stampo conservatore. Scrive Aldo Giannuli, esperto di storia dei Servizi, che «Edward Luttwak ha fatto capire che la caduta del Cavaliere, per chi vede le cose da Washington, non sarebbe poi un gran male. La cosa ha sorpreso i conoscitori della biografia di Luttwak. Tutto, però, ha una spiegazione. Berlusconi sta dando molti dispiaceri agli Usa: si è schierato con Putin per la Georgia, propone di allargare la Ue alla Russia, fa una televisione in Libia. L'accordo fra Eni e Gazprom manda gambe all'aria il gasdotto "Nabucco" e rimette in gioco la Russia: non si tratta solo di un enorme affare economico, ma anche di un'operazione dal fortissimo rilievo strategico e militare». Qualcosa di più grave delle escort, per intenderci.
Lo schiaffo del governo italiano alla Fiom, l'accordo separato con Cisl e Uil per un piatto di lenticchie ai metalmeccanici, rischia di segnare per i lavoratori il principio di una stagione cupa e pericolosa. Scrive Rinaldo Gianola: «Il Pd, che fino ad oggi è stato in silenzio davanti alle manovre del governo e degli industriali per isolare ed escludere la Cgil e in particolare la Fiom, dovrebbe forse intervenire almeno per quanto riguarda le quesioni attinenti la democrazia sui luoghi di lavoro. Senza discutere il merito sindacale del contratto "conquistato" ( gli operai incasserano circa 15 euro netti nel 2010), i tre candidati alla guida del Pd potrebbero almeno esprimersi sulla questione del voto dei lavoratori e sulla valenza politica di questo rinnovo». Potrebbero.

fonte www.unita.it
di Concita De Gregorio

vignetta di Vauro

14 ott 2009

CITIZEN GAY

L'affossamento della legge contro l'omofobia è un brutto colpo per la democrazia e per la vita civile, in generale. Soprattutto in un paese come sta diventando l'Italia oggi, sfigurato da razzismi di ogni tipo, localismi, individualismi, sessismi, machismi e volgarità varie di contorno. Un paese in cui le categorie deboli, le donne gli immigrati i gay le trans, sono sempre più in pericolo, quotidianamente oggetto di attacchi violenti.
L'Italia è uno dei pochi paesi in Europa che ancora non ha nessuna forma di tutela contro le discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale: non ci vuole un grande acume per capire quanto ne avrebbe bisogno. Eppure i nostri politici tirano in ballo i principi della costituzionalità (sacrosanti per carità, mai come in questo periodo), come se tutelare una minoranza potesse mai significare creare delle disuguaglianze. Dietro, come sempre in Italia, c'è invece il desiderio di compiacere la Chiesa cattolica, terrorizzata dal fatto che questa legge le possa essere usata contro. Se si leggono i documenti sul tema di ispirazione cattolica, si sentono invocare altri principi sacrosanti come la libertà religiosa, che veramente non c'entra nulla, e si leggono frasi enfatiche contro i dogmatismi dell'illuminismo e gli eccessi del politicamente corretto. Fra parentesi, credo che un bravo linguista dovrebbe studiare come in Italia il sintagma «politicamente corretto» sia sempre stravolto e demonizzato, come se nessuno sapesse veramente di che si tratta. Esistono certo eccessi di politicamente corretto, soprattutto negli Stati uniti, ma non da noi, dove il fenomeno non c'è quasi mai stato (e un po' farebbe bene a tutti).
Consultando il sito di Repubblica per leggere la brutta notizia che sto commentando, mi ha colpito il rimando a un articolo del 2007, corredato da una foto in cui Franco Grillini appare raggiante con il segno di vittoria: su quel decreto legge c'era stato un voto contrario dell'Udeur che aveva votato con l'opposizione di allora. L'Italia non cambia. Oggi abbiamo l'Udc, che straparla di ideologia «di genere», o addirittura equipara l'omosessualità alla pedofilia o al sesso con animali. L'incultura è l'unica cosa che regna sovrana ormai in Italia. Fa solo tristezza che a sinistra ci sia chi spera di costruire qualcosa (cosa? ditecelo una buona volta) con questi alleati.
L'amarezza oggi è più forte in chi come me è stato fra le poche decine di persone che parteciparono, agli inizi degli anni Ottanta, al primo Gay Pride italiano a Bologna, ben accolto dall'ottimo sindaco Renato Zangheri, ha poi partecipato a tanti altri splendidi cortei, compreso quello straordinario del 2000 dove le decine si erano trasformate in centinaia di migliaia, ed è anche stato oggetto di un brutto attacco omofobo proprio due giorni fa. Sale spontaneo un pericoloso senso di inutilità del fare.
Legiferare sarebbe una vera risposta concreta, più delle condanne di chi è al potere. Molte delle innumerevoli attestazioni di solidarietà che mi sono venute da colleghi, amici, studenti, e dalle istituzioni (a partire dal rettore della mia Università) hanno sottolineato la necessità di rispondere con la cultura agli atti di barbarie. La notizia di oggi va giusto nella direzione opposta.

fonte ilmanifesto.it
di Massimo Fusillo

11 ott 2009































lodo alfano

8 ott 2009

LA LEGGE E' UGUALE ANCHE PER LUI


Il lodo Alfano è illegittimo. La sentenza della Corte costituzionale è arrivata poco dopo le 18. Secondo le prime informazioni la decisione è stata presa a maggioranza: nove i pareri favorevoli, sei i contrari. Per capire esattamente il contenuto e il senso della sentenza bisognerà attendere il testo ufficiale. Intanto si sa che la legge firmata dal Guardiasigilli è stata considerata incostituzionale sotto due profili. Da una parte viola, infatti, l'articolo 138 della Carta: il governo per garantire l'immunità alle quattro più alte cariche dello Stato avrebbe dovuto procedere con l'iter previsto per le leggi costituzionali (due letture in parlamento e approvazione a maggioranza assoluta). Dall'altra il lodo Alfano viola l'articolo 3, cioè il principio di uguaglianza. Tra le prime reazioni minacciose, quella di Gasparri: "da oggi la Corte costituzionale non è più un organo di garanzia". In serata, vertice a palazzo Grazioli tra il premier e i capigruppo parlamentari del Pdl.
Per tutto il giorno è stato un gran via vai a Palazzo Grazioli, luogo prediletto dal premier per tenere vertici governativi e di maggioranza. Per ora nessuna dichiarazione ufficiale da parte del presidente Silvio Berlusconi, ma secondo alcune indiscrezioni il Cavaliere avrebbe chiarito di voler andare avanti con maggior forza. Nel primo pomeriggio Berlusconi ha ricevuto il ministro della giustizia Angiolino Alfano e il leader della Lega Umberto Bossi, che prima di avracre il portone aveva lanciato parole di fuoco:«Se il lodo viene dichiarato illegittimo trasformeremo le elezioni regionali in un referendum sul premier. Trascineremo il popolo, che è con noi». Parole subito definite «irresponsabili» dall'opposizione. Poco dopo la notiza della sentenza sono invece giunti a Palazzo Grazioli il capogruppo e il vicecapogruppo del Popolo delle Libertà, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliarello. Gravissime le dichiarazioni di Gasparri: «La Corte, un tempo costituzionale, da oggi non è più un organo di garanzia, perchè smentendo la sua giurisprudenza ha emesso una decisione politica, che non priverà il Paese della guida che gli elettori hanno scelto e costantemente rafforzato di elezione in elezione». «Ora mi aspetto che Berlusconi lavori attendendo la fine dei procedimenti a suo carico, e che si concentri un po' di pù sui problemi del paese – ha detto il candidato alla segretria del Pd Pierluigi Bersani - mi auguro il rispetto da parte di tutti per questa decisione e mi auguro che ci siano toni adeguati perchè stiamo parlando di un presidio fondamentale della vita democratica”. « Alla Corte va il plauso di tutti i sinceri democratici del nostro Paese. A Bossi, che minaccia il ricorso al popolo, ci limitiamo a dire di lasciar perdere e di non svegliare il cane che dorme», è invece il commento del segretario nazionale del Prc, Paolo Ferrero. Ferrero, Diliberto e Salvi, per la Federazione della sinistra, chiedono poi che «Adesso Berlusconi si dimetta e si vada subito a nuove elezioni anticipate. Rispetto alle quali proponiamo a tutte le forze democratiche di dare vita a una
brevissima legislatura di garanzia costituzionale che approvi la legge sul conflitto d'interessi, cancelli le misure sulla giustizia approvate dal governo Berlusconi e vari una legge elettorale proporzionale che superi l'attuale legge truffa". Mentre Sinistra e Libertà ha indetto nel tardo pomeriggio un sit-in davanti Palazzo Chigi.
La notizia della perdita dell'immunità di Berlusconi è stata immediatamente ripresa come "breaking new" sulle prime pagine web di tutti i principali media mondiali: dalla Bbc alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, da Le Monde a El Pais, da Al Jazeera al New York Times, ai media russi.

fonte ilmanifesto.it
l'immagine "il tappo è saltato" è di Edoardo Baraldi

7 ott 2009

VERGOGNA DI STATO


Assolti per non aver commesso il fatto l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro e l'ex dirigente della Digos di Genova Spartaco Mortola accusati di aver indotto alla falsa testimonianza l'ex questore di Genova Francesco Colucci in riferimento all'irruzione della Polizia nella scuola Diaz durante il G8 del 2001. Colucci invece è stato rinviato a giudizio.

L'ex capo Gianni De Gennaro non era presente alla lettura del dispositivo mentre era in aula Spartaco Mortola. Lo scorso luglio il pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini titolari dell'inchiesta avevano chiesto due anni di reclusione per De Gennaro e un anno e quattro mesi per Mortola.

«Siamo molto soddisfatti per l'esito della sentenza ma anche per la serenità con cui si è svolto il processo». È il primo commento dell'avvocato Carlo Biondi difensore insieme al professore Franco Coppi di Gianni De Gennaro. «È stata riconosciuta - prosegue il legale - l'estraneità e l'assenza di qualunque interesse o movente per De Gennaro di fare modificare la versione dei fatti di Colucci». «Quello descritto dalla Procura - conclude Biondi - è un comportamento estraneo a tutta la sua carriera professionale. Siamo contenti che sia stato riconosciuto e che non c'è stato alcun condizionamento del magistrato siamo stati infatti tranquilli per la serenità del giudice».

«La sentenza non mi stupisce. De Gennaro fa parte della categoria degli intoccabili del nostro paese. Dopo i fatti i di Genova ha avuto una carriera sfolgorante, quindi non ho nessuno stupore davanti a una sentenza di assoluzione di questo tipo». E' stato invece il commento di Heidi Giuliani ai microfoni di CNRmedia. «Era prevedibile che assolvessero l'uomo che gestisce i servizi segreti. E poi per cosa? per un fatto che ormai non interessa più a nessuno? La battaglia per ottenere giustizia sui fatti di Genova è stata una battaglia persa fin dal primo giorno».

07 ottobre 2009
fonte www.unita.it





























ci siamo rotti le palle dei giri di parole,
dei potenti impotenti,

dei papi sofferenti,
ci siamo rotti le palle dei bagnanti sofferenti,
che se ne fottono, 
dei benpensanti che criticano i bagnanti
della cena davanti i telegiornali,
con l' orrore un tanto al chilo,
dell' europa che non può stare a guardare,
dell' occidente che non può spargere altro sangue,
che palle le tirature.
bosnia che palle!




da "cuore", 22 luglio 1995

5 ott 2009

introduzione a un progetto di riqualificazione urbana

dare dignità alle pratiche quotidiane

La definizione sbrigativa di "degrado urbano", come un contenitore placidamente disposto ad assumere la forma di ciò che vi si conserva, tende a svolgere nel discorso dell'opinione pubblica il ruolo che in certe culture si attribuisce alle parole "Sacre", significanti di concetti che non hanno un referente concreto, ma servono a legittimare le strutture sociali vigenti, a fondarle con un potere mitico per preservarle da ogni movimento - o sommovimento - sociale che possa minarne la stabilità. Allo stesso modo, il concetto di "degrado urbano" raccoglie e nasconde una serie di tensioni reali, lotte, sofferenze, tentativi concreti di emancipazione che - attraverso tale concetto - vengono così esposti all'attenzione comune in modo tale che ne emerga solo l'aspetto riconducibile al disordine, al pericolo, allo sporco.

I quartieri-ghetto emersi dalle politiche di sviluppo urbanistico degli anni '60, rivolti alla finalità encomiabile di costituire sistemi integrati di erogazione di servizi sociali e abitativi alle masse di proletariato urbano cresciute contestualmente al boom economico, costituiscono oggi un ambiente privilegiato in cui le figure sociali della paura e del degrado trovano il loro scenario di rappresentazione; nei quartieri del degrado, le figure tipizzate della paura rappresentano il punto in cui la coimplicazione ricorsiva di discorso e concreta vita sociale si fa evidente e reale. Le figure del degrado, nell'ambiente chiuso del quartiere-ghetto, svolgono un fondamentale ruolo performativo nella concreta esperienza esistenziale degli abitanti del quartiere. Figure del degrado sono quelle rappresentate ogni giorno dai centri di potere informativo-spettacolare e immediatamente trasmesse e fruite da milioni di consumatori nel chiuso dell'esperienza privata, dove ciascuno, al sicuro nella propria intimità, elabora le visoni del mondo e impara le parole con cui definire la realtà. La fruizione di tali immagini informativo-rappresentative crea, nella testa degli abitanti dei quartieri, le grandi categorie in cui inserire gli estranei che percorrono le strade vuote del circondario, le strade spoglie, senza significanti, senza oggetti architettonici e culturali che contribuiscano a dare al luogo un senso condiviso, nel quale ci si riconosca in quanto comunità. E' importante rilevare che la capacità creativa delle immagini dell'informazione-spettacolo aumenta notevolmente quando la massa dei suoi fruitori, degli utenti della merce-informazione, vive in condizioni di isolamento forzato, nel chiuso di abitazioni private entro le quali la carenza di appropriazione comunitaria dello spazio confina l'ambito della sicurezza, del "proprio".

E' proprio agli abitanti di ogni periferia che si può applicare infatti l'analisi di Guy Debord elaborata ne "La società dello spettacolo" per spiegare il "bisogno anormale di rappresentazione" che "compensa qui un sentimento torturante di essere ai margini dell'esistenza"(1). E' innegabile la ulteriore corrispondenza, che si può intravedere nella struttura stessa del territorio delle periferie, tra "consumo di merci spettacolari" e rappresentazione di una centralità, che venga a dare un senso in qualche modo "condiviso" al gruppo comunitario che abita il contesto spoglio della "periferia degradata".

La centralità della grande "fabbrica di consumo" che, con la sua erogazione integrata di servizi di aggregazione, gestione del tempo libero ed espletamento della funzione di mediazione tra bisogni e prodotti, occupa esattamente il punto mediano del quartiere Japigia, quel lembo di città delimitato dalle arterie del trasporto urbano che funzionano come invalicabili argini al movimento autonomo dei singoli - degradati allo stadio "disabilitante" di pedoni - è forse un segno della necessità che il "selvaggio animale popolare" avverte, di riempire con una struttura spettacolare, imponente, ben visibile, il centro di una comunità vuota, i cui confini non sono definiti dalle attività quotidiane di lavoro e socializzazione, ma dai muri e dalle tangenziali imposte da un ritmo troppo veloce per condividerne il senso.

E' ancora importante ricordare, con Alessandro Dal Lago, che "se si escludono le attività di ladruncoli e scippatori (oggetto di una paura diffusa), i mondi criminali non sono altro che luoghi in cui vengono venduti beni e servizi per la società legittima: corpi da usare, sostanze proibite, azzardi clandestini, credito illegale. Il crimine appare il retrobottega di un mondo abbacinato dal denaro e dal consumo"(2). Ciò che, infatti, il concetto di "degrado urbano" tende a nascondere, è che nel funzionamento generale del mercato, del regolatore asettico e universale della fornitura di beni e servizi, la funzione che svolgono le pratiche di "stigmatizzazione", "proibizione", "degradazione", è funzionale allo sviluppo dei significati di certi prodotti e di certi servizi, e della loro appetibilità. Si dimentica volentieri che il "degrado urbano", nel quale si riconoscono certe figure tipiche - spacciatori, prostitute, "sbandati" - è, come abbiamo detto, il contenitore aleatorio nel quale si raccolgono pratiche quotidiane di sopravvivenza e scambio di beni: le zone di degrado vanno cioè viste nella loro connessione strutturale con il resto del tessuto urbano, con i punti centrali e con i valori che dal centro vengono trasmessi. I fruitori di questi beni e servizi destinati al mercato "informale" sono gli stessi che si riconoscono nel discorso pubblico che stigmatizza e condanna il "degrado", ma allo stesso modo, per quanto partecipi di tale discorso, conducono le loro concrete esistenze accompagnati dai torbidi bisogni che sussurrano dietro a ogni unitaria rappresentazione spettacolare del "bene comune".

Nello specifico, è da considerare quanto il "quartiere degradato" agisca nella visione del mondo dei suoi abitanti, delimitando in maniera inequivocabile i confini di ciò a cui si può aspirare, della qualità della vita a cui si è destinati, dell'orizzonte delle proprie capacità di vivere un'esistenza dignitosa. Certo, ciascun uomo si adatta alla dignità che gli è fornita, e la funzione delle gang giovanili che in questi quartieri si scontrano abitualmente, costruendosi identità di sangue, terra, stirpe, (infondate quanto potenzialmente violente) come una squadra di pallone o un gruppo etnico o ancora una subcultura che si identifica in una marca di scarpe, va interpretata proprio alla luce del bisogno sostanziale di identità e di autocoscienza - bisogno basilare che, in un modo o nell'altro, va risolto con la materia prima di cui si dispone. Ma questa dinamica, per quanto riguardi un bisogno individuale e autonomo, non è mai immune dalle relazioni di potere che per le grandi arterie e per le vie traverse dell'urbanismo si snodano: i "pesci piccoli" che popolano il mare tenebroso della "criminalità" che mina la "sicurezza" nei quartieri "degradati", abitano un mare fatto di piccola manodopera ricattabile, costretta a mansioni a cui quell'orizzonte mobile della dignità (già segnato, significato nella struttura concreta del territorio) non tarda ad adattarsi.

Riqualificare un quartiere degradato, quindi, non significa altro che interagire nelle lotte, nelle dinamiche di potere, nelle piccole pratiche quotidiane che ciascun abitante del quartiere mette in opera per i propri necessari tentativi di autocoscienza. Un modo per farlo è mettere in opera esperienze creative che restituiscano dignità a piccole pratiche giornaliere, come quella di spostarsi da un nodo all'altro del reticolato urbano - un reticolato definito dall'imponenza di "blocchi" di edilizia popolare mai terminati, dall'invalicabilità di strade e ferrovie che portano sempre troppo lontano.

Il progetto che qui si presenta, "Accorciare le distanze", ha come finalità proprio quella di costruire occasioni semplici di espletamento di micro-pratiche quotidiane in una ambiente al quale, attraverso un'opera di basso impatto ambientale e bassissimi costi economici, vengano restituiti dignità e riconoscimento. Il fine principale è quello di costruire, attorno alle tattiche di sopravvivenza quotidiana, gli strumenti simbolici per una forma condivisibile di riconoscimento reciproco, che contribuisca a mediare quel senso di disarmante estraneità che l'ambiente "degradato" proietta sulle pratiche quotidiane degli abitanti del quartiere Japigia.

La rigida compartimentazione in blocchi abitativi, pensati come autosufficienti dal punto di vista dei servizi e delle pratiche aggregative, ma rimasti su un territorio brullo e cronicamente "incompiuto" come tristi monoliti di progetti mai ultimati, ha indotto le pratiche quotidiane degli abitanti a rilocalizzarsi attorno alle zone urbanistiche "ufficiali", solcando i terreni inospitali dell'incuria e dell'incolto per compiere le operazioni basilari della sopravvivenza nel quartiere. A fronte di un pezzo di città amputato dal resto delle relazioni urbane attraverso i profondi solchi segnati sull'interazione sociale dalle grandi arterie del trasporto di merci e manodopera, i cittadini del quartiere Japigia hanno imparato a costruirsi vie alternative di spostamento, attraversando i molti terreni rimasti inutilizzati e sottratti all'uso agricolo dalla sedimentazione di tentativi di pianificazione urbana non abbastanza coerenti e realistici. Il reticolato degli "stradoni" e delle ferrovie, assolutamente disfunzionale rispetto allo svolgimento delle normali relazioni necessarie alla vita di quartiere, convive infatti a Japigia con un fitto sottobosco di sentieri, calcati dai passi giornalieri di cittadini circospetti e preoccupati: scorciatoie nel bosco del trasporto "che conta", luoghi privilegiati per incontrare i lupi delle paure diffuse.

Il progetto "Accorciare le distanze" si propone di ridare legittimità architettonica e urbanistica alle pratiche di adattamento sviluppate dai soggetti sociali nel concreto espletamento dei loro bisogni. Inoltre propone di allargare lo spazio del "percorribile" dando un possibile seguito ai "sentieri interrotti" che i muri di cinta, gli steccati eretti tra terreni abbandonati all'incuria, hanno segnato nell'orizzonte di vita degli abitanti del quartiere Japigia. "Accorciare le distanze" è sia un tentativo di rendere dignitosamente percorribili i sentieri scavati dalla concretezza quotidiana di pratiche che, oggi, espongono ciascuno alla paura ed al sospetto, sia la possibilità di aprire sentieri all'immaginario, di ridurre le distanze verticali che confinano ciascuno nello spazio privato delimitato dalla "proprietà" - sottraendo alla comunità qualsiasi possibilità di appropriarsi simbolicamente del luogo in cui risiede. Il tutto nella convinzione che siano le piccole pratiche quotidiane, la dignità che in esse viene riposta e riconosciuta, a delimitare i confini di quell'orizzonte della dignità che invece in troppi vogliono tenere oscurato da paure e muri di cinta apparentemente invalicabili.

Note:

(1) Debord, Guy. "La società dello spettacolo", Milano, SugarCo, 1992

(2) Dal Lago, Alessandro; Quadrelli, Emilio. "La città e le ombre", Milano, Feltrinelli, 2003


questa è l'introduzione per un progetto di riqualificazione urbana del quartiere Iapigia a Bari,gli autori sono: Iolanda Bianchi, Antonela Milano, LucaNegrogno, Silvia Falco e Valentina Simone. Il resto del progetto sarà disponibile dopo la scadenza del bando.