7 gen 2010

niente sarà più come prima


riceviamo da un compagno di Bologna e pubblichiamo


Lettera-articolo inviato al Resto del Carlino e, fino a prova contraria, non pubblicato

Mi chiamo [...].

Parto dal nome, perché da lì nasce il problema.

Oggi sabato cinque dicembre, a Bologna, in piazza della costituzione c'è la Critical Mass. Si vuole affermare pacificamente una nuova motilità urbana alternativa alla macchina e alla politica del Motor Show tramite l'uso quotidiano della bici. Hanno aderito spontaneamente all'iniziativa circa 100 persone, più o meno tutti studenti o quasi. A loro mi sono aggiunto anch'io. Siamo tutti in clima di festa e pacifici. Ci dicono che dobbiamo spostare i nostri mezzi perché gli autobus non riescono a passare bene, come tutti gli altri santi giorni. Qualcuno sposta la bici (tra cui il sottoscritto), altri no. A un certo punto l'ispettore di turno perde improvvisamente la pazienza e ordina a un vigile urbano lì di fianco di cominciare a prendere a caso le generalità. Sono la persona più vicina a loro e nel giro di un frangente vengo circondato da tre vigili. Non ho documenti. Dico di non averli. Ma trovo assurdo che in questo clima pacifico si sia già arrivati a questo punto. Provo a far ragionare tutti. Ma non ho tempo di aggiungere altro. Un vigile urbano biondo trentaquattrenne, matricola numero ventisette, con il quale prima si familiarizzava, mi dice in tono minaccioso. Dimmi come ti chiami. Al che voglio prendere tempo. Ma tempo non ce n'è. Vengo subito preso con forza sulla manica destra della giacca e strattonato verso una delle loro auto. Non oppongo resistenza e lo seguo mentre continua a tirarmi. Provo a dirgli che tutto questo è assurdo e inconcepibile in un paese che dovrebbe essere democratico. Mi lascia. Continuo a parlare, a provare a pacificare gli animi, a desistere. Ma non c'è più nulla da fare. Il meccanismo giudiziario si è attivato. Da quando l'ispettore di polizia ha pronunciato frettolosamente la frase “rifiuto delle generalità”, la pratica legale nei miei confronti è già operativa. Il logos si è fatto carne e non può essere abortito. Il dispositivo disciplinare ha preso vita e ora è irrevocabile. Solo Dio e forse in sua vece il presidente della Repubblica, in quanto ministro supremo della legge terrena, secondo la costituzione, può revocare l'evento. Nonostante tutto la situazione non degenera. Tutti i partecipanti rimangono civilmente e dignitosamente ancora pronti a discutere e a rivedere le posizioni. Ma non c'è più nulla da fare. Il dado è tratto, la forza anonima dello stato leviatano si è attivata. Sono bandito, cioè per la legge sono un bandito. Sono gia considerato fuori la legge e per questo dovrò essere processato come fuorilegge.

Ringrazio l'ispettore della polizia municipale Angela Fantazzini. Mi ha dato l'opportunità di capire i dispositivi disciplinari del potere anonimo (ma davanti a me c'è una persona in carne e ossa e con un nome) tanto denunciati da Foucault. Capisco ancor più K e il Processo. Ma a risuonarmi sinistramente in testa è la frase: prendiamone uno a caso. Mi ricorda tanto la pedagogia del puniamone uno per punirli tutti (logica sacrificale). E non è poi neppure tanto distante dal prendiamone uno ogni dieci, come accadeva nella seconda guerra mondiale. D'un tratto tutto quello che avevo studiato sui libri per una vita si è materializzato, ha preso forma umana tragicamente.

Grazie per avermi dato la possibilità di capire.

Un'ultima nota.

Prima di andare via, scambio ancora quattro chiacchiere con un vigile urbano prima conosciuto e lì presente. Ha quasi le lacrime agli occhi per l'accaduto. Si vede che ha il cuore spezzato.

Ci diciamo con lo sguardo basso che oramai non si fa più differenza su nulla, tutto è diventato indistinto. Puoi essere la persona più pacifica di questo mondo o un facinoroso violento. Non importa, tanto il trattamento è lo stesso. Basta la reazione troppo emotiva e forse con poco buon senso di un funzionario qualsiasi sottostress senza motivo apparente per far degenerare verso il caos.

Per l'uomo e non solo per il vigile che ho di fronte il mondo non sarà più come prima.

Ci stringiamo la mano e ci salutiamo fraternamente.


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