11 gen 2009

8 gen 2009

TRIESTE è VICINA

A metà marzo si svolgerà la V Conferenza Nazionale prevista dalla legge per valutare l’efficacia della politica e della normativa sulle droghe. L’ultima pseudo-conferenza organizzata a Palermo nel 2005 si rivelò non solo un fallimento – per la quasi totale assenza del mondo delle professioni, delle scienze e delle associazioni- ma uno scacco della partecipazione, del confronto e della valutazione scientifica. Organizzata senza alcun percorso partecipato e con l’evidente intenzione di non discutere bensì di celebrare l’inasprimento penale che si sarebbe concretizzato di lì a poco con l’approvazione di una nuova normativa per decreto-legge (l.49/06), l’assise di Palermo fu poco più di una riunione tra pochi fedeli a porte chiuse.
Il vasto movimento di opposizione alla svolta punitiva decise per protesta di disertare Palermo e il Cartello “Non incarcerate il nostro crescere”, insieme alle Regioni, promosse all’Università La sapienza di Roma una Contro-conferenza, in cui fu presentata una articolata piattaforma di riforma della politica delle droghe, con al primo posto la cancellazione della legge Fini-Giovanardi.
Purtroppo il Governo Prodi deluse le aspettative di cancellazione di quella normativa né fu convocata la V Conferenza nazionale.
Di fronte a questo appuntamento, come operatori, scienziati, cittadini, consumatori e associazioni, siamo preoccupati di assistere a una penosa ripetizione di un’esperienza autocelebrativa. Soprattutto temiamo che si voglia utilizzare il palcoscenico della conferenza per piegare la scienza al servizio della politica: da un lato riducendo la complessità del fenomeno del consumo di droghe ai soli fattori biologici, dando visibilità unicamente alle neuroscienze; dall’altro enfatizzando taluni approcci e studi (utilizzabili a in chiave di dissuasione terroristica) e accuratamente ignorando altri. Ne è un esempio la nuova campagna di prevenzione sulla droga-bruciacervello, in linea col più vetusto ( e contestato anche sul piano dell’efficacia del messaggio) scare-approach.
Vogliamo che la Conferenza sia una occasione per la partecipazione, il confronto fra operatori e utenti dei servizi, la valutazione scientifica a tutto campo, la verifica seria delle politiche pubbliche.
Queste sono per noi le questioni che riteniamo fondamentali per rendere la Conferenza un appuntamento degno di questo nome:
1. Scrivere l’agenda – scientifica, sociale e delle politiche pubbliche – della Conferenza attivando una partecipazione reale, plurale, dotata di parola, fornendo a questa partecipazione luoghi e percorsi. E’ necessario operare subito poiché a tutt’oggi non risulta alcuna iniziativa per l’attivazione di un processo partecipativo reale, come avvenuto per altre conferenze in passato, in particolare quelle di Napoli e Genova.
2. Avvviare una seria valutazione delle politiche pubbliche, mettendo come primo punto all’ordine del giorno la valutazione della legge 49/2006 e in particolari i suoi effetti sulla carcerazione.
3. Promuovere un ampio dibattito sulla rete dei servizi, che da tempo denuncia una crisi e perfino un collasso: con un occhio particolare alla riduzione del danno, ridimensionata anche dalle politiche locali di sicurezza e tolleranza zero.
4. Prevedere un confronto su tutte le esperienze internazionali di nuovi servizi e interventi che risultino oggetto di studi di valutazione con esito favorevole, senza pregiudiziali ideologiche.
5. Rispettare la multidimensionalità del fenomeno, il pluralismo degli approcci scientifici, la vivacità del dibattito scientifico stesso, garantendo – attraverso una propedeutica sollecitazione e partecipazione attiva – presa di parola da parte dei tanti sguardi che indagano, studiano, sperimentano.
6. Dare ascolto ai consumatori di sostanze come cittadini a pieno titolo titolari di diritti e voce sulle proprie vite, nel rispetto delle scelte di vita e delle diverse culture, assicurando loro presenza, rappresentanza e parola con pari dignità.
7. Dare un adeguato spazio alle regioni e alle città, per valorizzare le particolarità locali e l’approccio pragmatico degli interventi sul territorio.

In ogni caso ci impegniamo ad organizzare, dentro e fuori la Conferenza, momenti pubblici aperti per una discussione libera, sia scientifica che politica, a partire dalla valutazione delle politiche internazionali che saranno oggetto di verifica al meeting Onu di Vienna del marzo 2009.

per firmare clicca qui: www.fuoriluogo.it/blog/appelli/trieste-e-vicina/

I CRIMINALI DELL'INFORMAZIONE

In questo editoriale, Mario Albanesi, su TeleAmbienteRoma, spiega come la criminale informaizone italiana legittima il genocidio dello stato israeliano.


Il video è stato ripreso da Blob di oggi, con il sottofondo del bombardamento americano di un villaggio vietnamita al suono della Cavalcata delle valchirie di Wagner, da "Apocalypse Now".

6 gen 2009

PSEUDO SCIENZA

per il vaticano la pipì delle donne causa l'infertilità maschile

Donne, attenzione! Se usate la pillola anticoncezionale siete la causa, nientemeno, dell'infertilità maschile in tutto l'Occidente. E' la «profezia scientifica» (titolo testuale) dell'articolo pubblicato sull'Osservatore romano di ieri dal presidente della Federazione internazionale dei medici cattolici. Ricordando i 40 anni dell'enciclica Humanae Vitae (pubblicata il 5 luglio del '68), il dottor Pedro José Maria Simon Castellvi presenta ai fedeli cattolici di tutto il mondo i risultati di «un testo molto tecnico, lungo cento pagine» che dimostra scientificamente in modo «irrefutabile» che la normale pillola anticoncezionale a basso dosaggio di ormoni estrogeni e prosteginici ha un «effetto abortivo» come sostenuto ex cathedra da santa romana chiesa. Ma non basta.
Proteggersi dalle gravidanze indesiderate ha anche «effetti devastanti sull'ambiente» e perfino sui poveri spermatozoi del maschio europeo in ansia da paternità. «Abbiamo dati a sufficienza per affermare - scrive il medico senza citarli - che uno dei motivi dell'infertilità maschile in Occidente è l'inquinamento ambientale provocato da prodotti della "pillola"». Si tratterebbe di tonnellate di ormoni che, chissà come, passano dall'urina delle donne ai loro ignari compagni occidentali senza intaccare di un solo neonato la demografia africana, cinese o asiatica. Se la fede non dovesse bastare a convincere le adolescenti più consapevoli, per sì e per no il quotidiano ufficiale della santa sede cita alla rinfusa anche vecchi dati che ventilano la cancerogenicità della "pillola". Uno strumento chiaramente diabolico che viola, scrive Castellvi, «almeno cinque diritti dell'uomo»: il diritto alla vita, il diritto alla salute, all'educazione, all'informazione (si prende a discapito dell'informazione sui mezzi naturali) e per finire all'uguaglianza fra i sessi (il peso dei contraccettivi ricade quasi sempre sulla donna).
Poco importa che la scienza a sostegno di questa tesi sia quasi pre-ottocentesca: «L'embrione - racconta il medico - ha una crescita coordinata, graduale, di tale forza che, se non c'è qualcosa che glielo impedisce, finisce con l'uscire dal grembo materno in nove mesi disposto a divorare litri di latte»...
Un piccolo «alien» di cui la donna è incubatrice passiva. Per Carlo Flamigni, professore di ginecologia e ostetricia a Bologna, si tratta di tesi «risibili e scientificamente ridicole»: «La pillola di oggi è completamente assolta da tutte queste accuse. Le probabilità che provochi un aborto sono inesistenti, visto che nemmeno la pillola del giorno dopo lo causa». Per Flamigni «il fatto che la scienza sia per sua natura fallace e provvisoria non autorizza nessuno a mettere in fila tutte queste sciocchezze». Castellvi? «Mi pare abbia iniziato ora a leggere libri di medicina - scherza - certo bisogna studiare molto e io gli faccio tanti auguri. Dal concepimento in poi l'embrione segue i destini più diversi, altro che divorare litri di latte. Che dire, speriamo solo che non finisca come lui».
da www.ilmanifesto.it

5 gen 2009

L´irresistibile carriera dei super-poliziotti


LE PROMOZIONI dei super-poliziotti della Diaz sono state tante e così clamorose che alla fine quasi ci si dimenticava di un altro funzionario "genovese", Nando Dominici. Durante il G8 era capo della squadra mobile del capoluogo ligure. Finì tra i 29 imputati, era uno dei 14 firmatari del verbale d´arresto dei 93 no-global. Un verbale farcito di bugie, balle sbugiardate tra inchiesta e dibattimento: le molotov fasulle, la fantomatica sassaiola al momento dell´irruzione della polizia, la coltellata vibrata all´agente Massimiliano Nucera da una improbabile Tuta Nera, i picconi rubati ad un vicino cantiere e fatti passare per armi dei "rivoltosi", così come i coltellini multiuso e un paio di assorbenti intimi (c´erano anche quelli, nella lista dell´imbarazzante "arsenale" sequestrato). Per non parlare della resistenza all´interno della scuola, mai avvenuta: i 93 vennero erano a braccia alzate, quando furono travolti dalle manganellate e dai calci. Dominici sottoscrisse il verbale. Ne ha assistito in aula alla demolizione. Come gli altri imputati si è difeso, in sostanza, sostenendo di non aver materialmente perquisito e sequestrato: gli era stato raccontato tutto da colleghi che non è mai in grado di indicare, ha in buona fede creduto e firmato. Il tribunale lo ha assolto, il 13 novembre scorso. Ma un paio di mesi prima il Ministero dell´Interno lo aveva comunque promosso. A prescindere, come direbbe Totò. Passato da Genova alla questura di Brescia, dove è stato a lungo vicario, dall´autunno passato Nando Dominici è infatti direttore del compartimento di Polizia Ferroviaria per Verona e il Trentino Alto Adige. Nella velina trasmessa allora ai giornalisti veneti si poteva leggere che «in questo modo il Dipartimento ha riconosciuto e premiato l´impegno e la professionalità del dottor Dominici, in quanto per ricoprire tale ruolo è necessaria la qualifica di Dirigente Superiore della Polizia di Stato».
Nell´elenco dei promossi appena completato da Michelangelo Fournier, c´è dunque spazio anche per l´ex capo della mobile genovese. Ma prima di loro due erano stati premiati gli altri. Roberto Sgalla, nel 2001 responsabile delle relazioni pubbliche per la polizia ? che non ha mai smentito la versione data subito dopo il blitz, quando raccontò che il sangue dei no-global era dovuto a «ferite pregresse» -, è salito al vertice della Polizia Stradale. Francesco Gratteri è a capo della Direzione anticrimine centrale. Giovanni Luperi è responsabile del Dipartimento analisi dell´Aisi, l´Agenzia di informazioni e sicurezza interna (ex Sisde). Gilberto Calderozzi è diventato dirigente dello Sco ed è poi stato promosso dirigente superiore «per meriti straordinari» legati alla cattura di Provenzano. Vincenzo Canterini ? condannato a quattro anni di reclusione nel novembre scorso - è questore e rappresenta l´Italia come ufficiale di collegamento dell´Interpol a Bucarest. Spartaco Mortola, già dirigente della Digos genovese, è vice-questore vicario a Torino. Francesco Colucci, che sette anni fa era questore, è prefetto. Per non parlare di Gianni De Gennaro ? ancora imputato con Mortola e Colucci per una storia di istigazione alla falsa testimonianza sempre legata alla Diaz -, passato da capo della polizia a capo di gabinetto del ministero dell´Interno, quindi commissario straordinario per l´emergenza rifiuti in Campania e direttore del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza. Ci sarebbe pure il prefetto Antonio Manganelli, attuale capo della polizia, che durante il G8 - tra i più alti funzionari dello Sco - non mise mai il piede a Genova ma rimase in costante contatto telefonico con Gratteri. A fine gennaio sono previste nuove promozioni e trasferimenti. Le scommesse sono aperte.

da Repubblica, di Massimo Calandri
vedi www.fuoriluogo.it

4 gen 2009

Lettera di un collaboratore di giustizia ad un magistrato




Le darò del "tu" per una volta. Non è nè oltraggioso nè offensivo. Se c'è qualcosa di offensivo è che gente come te abbia il coraggio di pronunciare sentenze in nome della legge davanti ad una scritta che pur non volendola vedere mentre sei condannato a 2 anni per aver spacciato un etto di erba a 20 anni, non riesci proprio a non fissarla... "la legge è uguale per tutti". Io sono quello che si vuole far credere un collaboratore di giustizia, ma fino ad ora ho solo avuto l'impressione di essere un collaboratore del Potere. Mi hai convinto a "collaborare" facendomi credere che lo Stato era dalla mia parte. Ti ho creduto. In fondo so che non mi hai mentito. Eri giovane e idealista. Forse credevi anche tu che si potesse collaborare con la giustizia. E forse pensavi di essere schierato in prima fila in questa missione. Forse credevi che ci fosse una giustizia. Forse adesso siamo disillusi tutti e due allo stesso modo. Forse tu ti spogli della toga e corri nelle braccia di tua moglie a piangere le schegge dei tuoi sogni. Io vivo esiliato, trasfigurato, privato di identità, impaurito, scortato e scortese, impune e condannato, esautorato, svilito, mantenuto e tollerato, odiato e sfacciato, imbavagliato, temuto ed esasperato. Sono stato un piccolo boss della mafia, adesso sono un appendice degenerata di uno Stato che la Mafia la adora. Cosa nostra, 'ndrangheta, camorra...sono gli appellativi con cui lo Stato ripropone ciclicamente la stessa operazione: esternalizzare i processi mafiosizzati che reggono gli apparati del potere di fronte all'opinione pubblica, per poi farci affari fuori dai luoghi istituzionali alimentando il più grande equivoco italiano. L'equivoco nasce da una constatazione che è di un banale che quasi offenderebbe l'intelligenza di un cittadino medio: la Mafia S.p.a produce il 7% del Pil nazionale, ma com'è possibile? Se la mafia fosse quella dei Provenzano e dei Rina di turno e non avesse le sue radici ben salde negli apici istituzionali del potere, riuscirebbe a comportarsi come l'azienda più produttiva d'Italia? Alla fine, invece, gli unici a pagare i conti del gioco sporco siamo noi, pentiti e non, ognuno a proprio modo. O ci ammazziamo tra famiglie nei quartieri in cui a tutti conviene che si compiano i rituali mediatici delle faide tra clan, o veniamo condannati al termine di un pubblico processo in cui chi ci accusa è anche chi ci ha commissionato il lavoro, naturalmente lo Stato, o collaboriamo o ci ammazziamo in carcere, ma a questo punto non cambia nulla, ogni epilogo ha lo stesso valore, la stessa morale...chi fa il lavoro sporco e ci mette la faccia paga, chi muove le marionette dal dietro le quinte vellutato e ben pagato dei seggi politici, continua a fare la spola tra un incarico e un altro, da una nomina ad un salotto televisivo, nell'aurea inscalfibile di surrettizia impunità in cui vive.
Ma in fondo tu queste cose le sai meglio di me. Ti ho scritto, però, per dirti che probabilmente, anzichè consigliarmi di collaborare con la giustizia, avresti fatto meglio a vestirti da giudice, piazzarti ben saldo sui piedi e...no, non leggermi la sentenza, ma darmi la liquidazione che mi meritavo dopo una vita da boss della mafia...un colpo di pistola ben centrato in mezzo agli occhi...sarei morto guardando la scritta alle tue spalle sbiadirsi...magari per un attimo, nell'oblio della vita che vuole scappar via dal corpo, ci avrei anche creduto.

2 gen 2009

un po' di orrore

Israele ha attaccato Gaza con 100 aerei da combattimento, missili ed elicotteri Apache, uccidendo, all'ora in cui scriviamo, circa 350 persone tra cui un numero elevato di donne e bambini. Prima di questo, da oltre due anni ha strangolato gli abitanti (1 milione e mezzo circa) imponendo il blocco dei rifornimenti di cibo, carburante, energia elettrica. Ha bloccato l'entrata ed uscita degli abitanti compresi i malati gravi, ridotti alla fame e privi di possibilità di curarsi e lavorare. L'economia della Striscia è stata distrutta dal blocco completo di esportazioni ed importazioni: mancano i materiali (cemento, ecc) per costruire, per l'industria e l'agricoltura. I prodotti tradizionali del luogo, ortaggi e frutta, marciscono nei magazzini a causa del blocco israeliano. Anche i soccorsi delle Nazioni Unite e di alcuni Paesi europei sono stati gravemente ostacolati, ed impedita l'attività di associazioni di cooperazione. Gaza ha tutto l'aspetto di una prigione a cielo aperto. La precaria tregua stabilita nel 2008 è stata rotta da Israele con un attacco che ha ucciso, nel novembre scorso, 7 persone.Alcuni palestinesi ( in realtà non si sa chi siano, ma sembra giusto metterli in conto ad una parte almeno di Hamas, poiché Hamas non li ha sconfessati) hanno reagito lanciando razzi Qassam contro le abitazioni israeliane al confine con la Striscia, principalmente nella cittadina di Sderot e dintorni. Questi razzi, assolutamente inefficaci dal punto di vista militare, possono essere diretti solo con grossolana approssimazione, e sono la manifestazione di una volontà di resistenza che si esprime in modo velleitario ed assurdo, e criminale perché rivolto contro civili: essi servono soprattutto ad Israele, come pretesto per continuare il mai interrotto blocco, ed ora la strage. Abbiamo visto i ministri israeliani parlare della necessità di difendere i loro cittadini dai razzi sparati dal territorio di Gaza, con una cinica ed inverosimile ripetizione della favola del lupo e l'agnello. La ministra degli esteri è comparsa in tv per dire che ora basta: nonostante il dolore per i bambini colpiti, «è ora di far cessare la minaccia contro Israele». Questa volta, neppure la stampa dell'Europa occidentale sembra disposta a credere a queste menzogne, salvo una parte consistente di quella italiana, assuefatta alla autoprivazione della libertà di espressione per opportunismo conformista.La politica di Israele, con la coraggiosa eccezione di una piccola minoranza a cui va reso merito, la miriade di piccoli gruppi organizzati che esercitano una attivissima opposizione in nome degli ideali di giustizia e libertà, uguaglianza e pace ( vogliamo qui ricordarli tutti con simpatia e solidarietà: ci si permetta anche di additare i giovani e giovanissimi che rifiutano il servizio militare come occupanti ed oppressori nei territori palestinesi), è tuttora dominata dall'ideale nazionalista del sionismo che vuole, dopo stabilito lo Stato Ebraico, farlo più grande e forte, invincibile rifugio degli Ebrei dispersi nel mondo. E per questo, invece di cercare amicizia e cooperazione con il popolo palestinese che hanno cacciato dalla sua terra con la violenza ed il disprezzo, in modo continuato dal 1948 ad oggi, si affida alla forza delle armi.L'estrema violenza ed ingiustizia di tutta la politica israeliana, dalla cacciata dei palestinesi ad oggi, è ora culminata nell'eccidio di Gaza, che ricorda altri eccidi che non vogliamo qui citare uno per uno, ma che gli israeliani e gli ebrei della diaspora dovrebbero aver ben presenti, ed insegnare alle nuove generazioni perché rifiutino la violenza nazionalista e razzista. Ricordando l'introduzione di Primo Levi al suo esemplare libro «Se questo è un uomo», affermiamo che quando il disprezzo per lo straniero, il diverso, diventa il fondamento di una società, si arriva al lager. La strage di Gaza, insieme all'oppressione dei palestinesi nella Cisgiordania, alla loro discriminazione in Israele, è già ben inoltrata su questa strada.*** Giorgio Forti, Giorgio Canarutto, Paola Canarutto, Marina Del Monte, Miryam Marino, Carla Ortona, Renata Sarfati, Stefano Sarfati Nahmad, Susanna Sinigaglia, Ornella Terracini di Rete-ECO (Rete degli Ebrei contro l'Occupazione)


da www.ilmanifesto.it