9 lug 2009

AMMAZZANO E RESTANO IN SERVIZIO


Mentre è già partita tra i frequentatori del blog Aldrovandi una raccolta di firme per chiedere la sospensione dal servizio dei quattro poliziotti condannati in primo grado e, in caso di condanna definitiva, l’espulsione dal corpo di polizia, una risposta arriva già dal questore di Ferrara: Forlani, Pollastri, Pontani e Segatto “rimarranno in servizio e nessun provvedimento amministrativo sarà preso nei loro confronti prima di una eventuale condanna definitiva”.
Salvatore Longo ha ricordato che “come prevede la Costituzione un cittadino è colpevole solo quando arriva la sentenza definitiva”. Gli agenti dopo la sentenza di lunedì sono stati ricevuti dallo stesso questore, che li ha trovati molto provati. Paolo Forlani, in servizio all’ufficio immigrazione della questura estense, si trova aggregato ai rinforzi presso la dogana del Tarvisio per la vigilanza disposta dal ministero in attesa del G8 dell’Aquila. Eppure la Segreteria particolare del Capo della Polizia Manganelli, quando aveva ricevuto nei mesi scorsi una delegazione di amici di Federico (in cui si riferiva alla morte di Federico come "tragica ed assurda") “ci aveva rassicurato – scrivono i portavoce della sezione romana di “verità per Aldro” - sul fatto che le nostre richieste sarebbero state prese in considerazione”. “Nei giorni dopo il G8 – affermano - contatteremo gli stessi interlocutori per chiedere l'attuazione della richiesta. Da sottolineare che in occasione della visita fu regalato al dott. Manganelli un libro con questa dedica: "Ad Antonio Manganelli, perché la Riconciliazione passi attraverso la Giustizia". Il dott. Manganelli ha successivamente di scritto di suo pugno ringraziando per "il libro impreziosito dalla gradita dedica"”. Intanto l’eco della lettera dell’ispettore Solito ha raggiunto Roma, dove il deputato ferrarese del Pd Alessandro Bratti presenta una interrogazione al ministro dell'Interno, per chiedere di fare luce su quanto si legge "in una commovente lettera di Nicola Solito, l'ispettore di polizia che portò, per conto dei suoi superiori, la notizia della tragica morte di Federico ai suoi genitori dei quali era molto amico". "Solito -spiega Bratti- riferisce di una situazione di disagio e difficoltà subita all'interno del luogo di lavoro nel corso di questo lungo periodo che lo ha portato ad allontanarsi dai suoi amici: il suo stato di 'amico' della famiglia delle vittima lo avrebbe, insomma, oltremodo penalizzato. Credo -conclude Bratti- che su questa vicenda, all'indomani di una sentenza che riconosce il coraggio di denuncia e la determinazione della madre di Federico, sia opportuno fare piena chiarezza, per questo sollecito il ministro dell'Interno ad intervenire".


fonte: estense.com
da www.osservatoriorepressione.org

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