19 mag 2009

NON SARA' UN'ALTRA GENOVA

TORINO - Un gioco molto pericoloso. Torino trattiene il respiro. Attende con ansia di sapere che cosa sarà questa sera: una città che ha visto confrontarsi civilmente studenti e rettori oppure il bonsai di Genova 2001 con il suo corollario di ferite profonde, difficili da rimarginare. Le premesse sono inquietanti. La tensione sale e solo questa mattina si saprà se tra i 2-3.000 manifestanti annunciati dagli organizzatori ci saranno i teppisti del black bloc. "Questa è pure inglese", dice il poliziotto che ha appena fermato una studentessa durante la cariche di ieri mattina. La studentessa è greca. Parla inglese perché, a differenza di molti italiani, con quella lingua comunica quando va all'estero. In ogni caso, il fatto di essere inglesi non dovrebbe costituire un'aggravante. Il dettaglio è rivelatore di un clima non proprio disteso. E nel quartier generale della protesta, nella palazzina dell'ateneo dedicata ad Aldo Moro, le delegazioni dell'Onda anomala di tutta Italia promettono pullman e treni da Roma, Milano, Padova, Napoli, Palermo.

Ci saranno gli studenti del Centro universitario autonomo ma anche quelli che si sono staccati dall'Onda e hanno organizzato il campeggio ecologista Sherwood sulle rive del Po. Ci saranno anche i milanesi dell'Onda che ieri annunciavano: "Marceremo su Torino e non accetteremo nessuna zona rossa". Nell'aula magna l'organizzazione è in mano al centro sociale Askatasuna: "Non ci lasceremo intimidire dagli incidenti".

La prima delle due cariche, della mattinata, si svolge di fronte al castello del Valentino, sede del cosiddetto "G8 dell'Università". Definizione quanto mai ingenua e inopportuna per la riunione dei vertici di una quarantina di università sparse in 19 paesi del mondo: "Vorrei che si usasse un'altra espressione. Questa è un freno e genera equivoci", confessa il rettore del Politecnico, Francesco Profumo, che più di altri colleghi ha voluto ospitare la riunione. Preoccupazione tardiva perché il solo nome "G8" promette di attirare in città studenti e contestatori da tutta Europa e se davvero, come dice il rettore, "non si vuole discutere di politica ma di economia, etica, ecologia", forse era meglio precisarlo prima.

Nelle stesse ore il rettore dell'Università, Ezio Pelizzetti, ha deciso di chiudere per 4 giorni la storica sede delle facoltà umanistiche di Palazzo Nuovo. Una scelta dettata dalla paura e da un malcelato risentimento nei confronti dei dirimpettai del Politecnico: "Quando nella mia università entrano manifesti che inneggiano ai black bloc - si giustifica Pelizzetti - non posso fare finta di nulla. E poi il G8 dell'Università è stato organizzato dal Politecnico senza coinvolgerci. E allora sapete che cosa vi dico? Siccome nessuno si è fatto carico delle possibili conseguenze del contro-summit, non vedo perché dovrei preoccuparmene io. Chiudo e basta. E facciano quello che vogliono".

Il bilancio della giornata di ieri non serve certo a calmare gli animi. Due cariche, tre fermati (poi rilasciati), un poliziotto e due manifestanti feriti, tra i quali una dirigente nazionale di Rifondazione. Ma è su oggi che si concentra l'attenzione. Il sindaco Sergio Chiamparino invita "tutti a non gettare benzina sul fuoco". Un appello erga omnes, come si dice? "Un appello a tutti. Dai media, alla politica. Ho sentito paragoni con Genova che mi paiono, sinceramente, fuori luogo. Sono dichiarazioni che rischiano di spingere le cose esattamente nella direzione che si vorrebbe evitare". Ma per il sindaco "ci sono comunque le condizioni perché si possano svolgere sia il summit dei rettori, sia la protesta civile di chi dissente. E penso che questo possa avvenire senza bloccare la vita della città". Oggi a vigilare sul corteo ci saranno un migliaio di agenti. Tutti sperano che, alla fine, si rivelino troppi per difendere il castello dei rettori.

fonte la Repubblica
di Paolo Griseri

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