15 mag 2009

dialogo tra me e una mia amica di Sinistra e Libertà

Maria
Ciao Luca
Luca
ciao
Maria
spero che le statistiche non siano vere
Luca
ma di quali statistiche parli?
io non sono riuscito a vederlo tutto ballarò
Maria
Sugli Italiani
Luca
ah, beh
Maria
Erano sconfortanti
Luca
certo. brutta vita, quella dei sociologi
Maria
Due italiani su tre approvano i metodi adottati dal governo sul tema dell'immigrazione, compreso l'uso della violenza
Luca
hai mai riflettuto sullo statuto ontologico del concetto di "problema"?
la semantica postideologica del "problema concreto"
ha snaturato l'essenza del concetto di problema
pro-blema è sempre un'astrazione dalla concretezza dello stato
è sempre un "atto politico" quello di individuare, tematizzare un problema.
il "problema", non è mai "in sè e per sè"
contestualmente a tale slittamento semantico
si è affermato l'utilizzo dell'"emergenza" come pratica di governo
"emergenza " rientra in quella classe di concetti che denotano sia una condizione oggettiva, uno "stato" della realtà
sia la reazione emotiva che un particolare stato della realtà suscita
dunque
il dominio avviene attraverso le parole.
è di questo che dovremo occuparci, più che delle statistiche.
(i dati di una statistica non possono essere "falsi". una statistica, per il solo fatto di esistere, E' la verità. come sopra, brutta la vita dei sociologi)
Maria
E' assurdo
E' assurdo
E' assurdo
E' assurdo
E' assurdo
E' assurdo
E' assurdo
Se in televisione viene detto che il 75% degli Italiani approva Berlusconi, indipendentemente dall'attendibilità della statistica, si tende a prendere tale affermazione come oro colato
Luca
no no, non bisogna dire "si tende a prendere tali affermazioni come oro colato". bisonga dire: é vero.
se qualcuno, con cartesiana disposizione al dubbio, ti chiedesse: come faccio io ad esserne certo? la risposta è già là: è una statistica.
Maria
Ma la validazione gli viene attribuita dalla televisone in tal caso
Luca
no. dalla televisione viene attribuito quello che Walter Benjamin definirebbe "valore d'esposizione" e Guy Debord "realtà dello spettacolo". Tuttavia, è il "discorso televisivo" che è costretto a usare la statistica per convalidarsi.
Maria
Ma anche viceversa
Una statisitca non può rappresentare tutto il reale relativo ad un argomento
C'è il rischio della spirale del silenzio
Luca
il problema è che una statistica non "rappresenta" il reale (in tal caso, la tua obiezione sarebbe giustificata). una statistica E' il reale. Il motivo per cui la tua obiezione, secondo me, è spuntata e ininfluente, è che utilizza le stesse armi del nemico; armi che sono state inventate per uno scopo e che non possono che servire quello scopo, anche se utilizzate da soggetti "antagonisti"
quando tu dici, ponendo una obiezione al discorso televisivo, che "la realtà non è rappresentata nella sua totalità dalla statistica", sei sempre nell'ambito della statistica come rappresentazione della realtà. La "statistica come rappresentazione della realtà" è precisamente l'ideologia della statistica, la sua produzione illusoria, il suo effetto di verità. Bisogna affrontare invece la questione in modo diverso. Bisogna dire che la statistica E' la realtà.
Maria
Ma che succede una volta ce si fferma questo?
Luca
si è più scientifici
di conseguenza, l'agire politico è meglio indirizzato, ecc ec
Maria
Secondo il criterio di scienza comunemente accettato
Ma forse il criterio di scienza deve cambiare
Luca
intendo secono il criterio di Marx.
non "utopistici", "moralistici", "umanistici", "solidaristici", ecc ecc. Scientifici.

4 commenti:

  1. c'è un bel libro di Bouveresse, l'homme probable. è in francese ma accessibile. l'ho ricordato leggendoti, può servire per qualche appiglio in più nel "disincanto statistico".
    scrivete tanto qui o almeno ho l'impressione che tu non sia il solo. bel blog. alla prossima.

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  2. grazie della segnalazione, Arc. io faccio qui riferimento soprattuto all'opera d'arte di Benjamin, lo scambio simbolico e la morte di Baudrillard e la società dello spettacolo di Debord. anche perchè quasi tutta la sociologia politica sui sondaggi è illeggibile.

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  3. si, certo, ma forse indirettamente risenti anche dell'influenza del cacanese. cosa rimane della squalificazione del peso ontologico del reale? "la media"! così risponde ulrich all'atterrita diotima che non riesce a capacitarsi dell'impossibilità di una rappresentazione (intesa a la benjamin di dramma barocco tedesco) sistemica del reale. musil nei diari dedica decine di pagine alla statistica come unico mezzo, probabilistico, sine fundamentum inconcussum, per rappresentare la realtà. anche in quel caso la statistica e i suoi valori medi "sono" la realtà. una rappresentazione non metafisica quindi, senza fondamento, come senza fondamento è la matematica (nonna della statistica) dopo la crisi del diciannovesimo. ulrich è un matematico, "senza qualità" perchè senza fondamento. essere senza fondamento, se ho chiarito bene la questione, è l'unica alternativa ad una rappresentazione della realtà del tipo "aei e os epi to polu", l'innanzi tutto e per lo più aristotelico.

    scusa, ma per ovvie questioni di interesse (e di tempo impiegato in queste faccende) non posso che discostarmi un po' dal problema metodologico della tua disciplina. io ho provato giusto a giocare sul fatto che spesso fili invisibili (i fili di tungsteno della gnosi!) tengono insieme le questioni; in questo caso musil, la crisi, benjamin e il disincanto. ho giusto provato a farne vibrare un paio. adesso scappo che tra un po' mi cacciano dalla facoltà. a presto.

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  4. Si arcà, sono d'accordo, e la questione andrebbe approfondita. So che ci sono alcuni commenti di Agamben al Tractatus di Wittgenstein che secondo me danno utili indicazioni per inquadrare la vicenda.

    Per ora, ti dico solo che, per chi ha la Wissenschaft als Beruf, è difficile accettare che essa si riduca ad Arbeit.

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