17 feb 2009

prendi una donna, trattala male (così poi voterà Maroni)

Non sono immigrati ma italiani i responsabili della piaga della violenza sulle donne nel nostro Paese. Secondo le stime dell'Istat, non più del 10% degli stupri commessi in Italia è attribuibile a stranieri, contro un 69% di violenze domestiche commesso a opera di partner, mariti e fidanzati. Dati che fanno crollare d'un colpo il luogo comune che associa l'immigrazione a una diminuzione della sicurezza nelle città italiane.
Secondo l'Istat, che il 10 dicembre 2007 ha aperto, nella sua sede centrale a Roma, il Global Forum sulle statistiche di genere, solo il 6% degli stupri in Italia è commesso da persone estranee alla vittima: "Se anche considerassimo che di questi autori estranei la metà sono immigrati - ha spiegato Linda Laura Sabbadini, direttore centrale dell'istituto di statistica - si arriverebbe al 3% degli stupri; se ci aggiungessimo il 50% dei conoscenti, al massimo si arriverebbe al 10% del totale degli stupri a opera di stranieri".

fonte: la Repubblica

In Italia 6 milioni 743 mila donne dai 16 ai 70 anni hanno subito violenze, di cui un milione e 150 mila nel 2006: 1.400.000 ragazze ha subito violenza sessuale prima dei 16 anni. In Europa il 12-15% delle donne subisce quotidianamente violenze domestiche che rappresentano la prima causa di morte tra i 16 e i 44 anni, ancora prima di cancro, guerre e incidenti
Ma veramente allarmante è il dato dell'incidenza "casalinga" degli stupri. Non solo significativo perchè in parte "scagiona" gli stranieri ed immigrati dalla maggior parte di questi reati, ma soprattutto perchè fa emergere un dato inconfutabile: il problema della violenza sulle donne è un problema, oltre che delinquenziale, di tipo "culturale".


La violenza domestica risponde alla volontà di esercitare potere e controllo sulle donne; per questa ragione l'episodio violento non è quasi mai leggibile come un atto irrazionale, ma è quasi sempre un atto premeditato. Gli stessi aggressori affermano che picchiare è una strategia finalizzata a modificare i comportamenti delle proprie compagne.
Esistono alcoolisti e tossicodipendenti non violenti, così come esistono uomini violenti, tossicodipendenti e alcolisti, che agiscono condotte violente in assenza di assunzione di alcool e/o droghe; la grande maggioranza degli uomini violenti non è né alcolista né tossicodipendente. Solo il 10% dei maltrattatori presenta problemi psichiatrici. L' attribuzione della violenza a soggetti psicotici è solo un " escamotage" per tenere separato l'ambito della violenza da quello della normalità, è una forma di esorcizzazione

Nella valutazione quantitativa, importante è l'incidenza del “numero oscuro”, per il quale si ipotizzano dimensioni variabili fra l’80 e addirittura il 98 % sul totale del fenomeno.
Tutti i dati empirici confermano che, per una donna, il rischio di subire violenza da parte di un altro membro della famiglia è mediamente assai più elevato rispetto a quello di essere aggredita per strada da sconosciuti e si può ritenere che episodi di violenza fisica di una certa serietà si verifichino, almeno una volta, nel 30% di tutti i nuclei familiari.

fonte: Nondasola.it


Dati ISTAT 2006 L’indagine svolta nel 2006 è dedicata al fenomeno della violenza fiscia e sessuale contro le donne da Maria Laura Sabattini. E' stata la prima indagine vittimologica completa per l'Italia ed ha ottenuto un grande riscontro a livello mediatico e scientifico anche a livello internazione.
Essa ha indagato il fenomeno -all’origine, indipendentemente dal legame affettivo, familiare o parentale con l’autore dell’atto violento- attraverso la scelta metodologica del “campionamento a quote”, tramite intervista telefonica a donne comprese tra 16 e 70 anni. Il campione complessivo è di 25.000 donne, quindi si tratta di un campione rappresentativo e trasversale di tutta la polopazione femminile italiana.
I risultati dell’indagine quantificano la dimensione in Italia in:
6 milioni 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita; negli ultimi 12 mesi il numero delle donne vittime di violenza ammonta a 1 milione e 150 mila; 900 mila i ricatti sessuali sul lavoro. L'analisi fornisce alcuni raffronti tra violenza avvenuto all’interno della famiglia ed evento violento attribuito a “sconosciuti”:
14,3% delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale all’interno della relazione di coppia (da un partner o da un ex partner)mentre il 24,7% da un altro uomo; le violenze non denunciate sono stimate pari al 96% circa se subite da un non partner, al 93% se subite da partner; La maggioranza delle vittime ha subito più episodi di violenza, nel 67,1% da parte del partner, nel 52,9% da non partner, nel 21% violenza sia in famiglia che fuori; 674 mila donne hanno subito violenze ripetute da partner e avevano figli al momento della violenza. Il Centro Nord presenta valori sostanzialmente simili e in media con l’Italia, mentre il Sud e le Isole si collocano sotto la media. Tassi più elevati sono raggiunti dai centri delle aree di grande urbanizzazione.
Tali dati indicano di certo un fenomeno di particolare entità e di significato “inquietante”, poiché si riferisce e avviene anche in un contesto vissuto come “sicuro, protetto e difeso” qual è il rapporto affettivo tra partner e quindi la famiglia.


Dati Osservatorio Nazionale Violenza Domestica (ONVD) 2006 Una indagine del 2006, anche se riferita solo alla provincia di Verona, rileva il fenomeno della violenza domestica che comprende “ogni forma di violenza fisica, psicologica o sessuale e riguarda tanto soggetti che hanno, hanno avuto o si propongono di avere una relazione intima di coppia, quanto soggetti che all’interno di un nucleo familiare più o meno allargato hanno relazioni di carattere parentale o affettivo”.
Nell’arco cronologico indicato
2.706 sono state le richieste di intervento a una o più istituzioni 2.373 è il numero degli eventi segnalati 2.284 è il numero delle vittime direttamente oggetto di violenza domestica le vittine sono per il 64,8% femmine, per il 33,9% maschi; gli autori sono maschi nel 68,5%, femmine nel 27,7% la maggioranza delle vittime è di nazionalità italiana (71,6%), il 28,4% è straniera assunzione di alcol, “futili motivi” e problemi connessi alla separazione o alla rottura della coppia sono le motivazioni della condotta violenta maggiormente esplicitate nel 70,5% la vittima è percossa con pugni, calci etc. per lo più al capo, al volto o al collo; oltre il 40% presenta lesività (contusioni,ecchimosi, ematomi etc.) in molteplici sedi corporee nel 40,2% dei casi i periodo di malattia supera la settimana (nel 5,6% non è quantificabile in sede di Pronto Soccorso, essendo seguito il ricovero in ambito ospedaliero) in altre il 30% dei casi si tratta di “violenza reciproca”, ove entrambe sono vittima e autore nel medesimo episodio o in momenti diversi per quanto riguarda le ipotesi di reato formulate in sede penale 10 gli omicidi e 6 i tentati omicidi 148 i maltrattamenti in famiglia 20 sono i casi per i quali è formulata ipotesi di reato “atti sessuali con minorenne”; 16 le violenze sessuali. Ogni atto di violenza in “ambito familiare” è rilevato, attraverso gli atti formali, ogni qual volta intercetta un livello istituzionale -Sanitario (Unità operative di Pronto Soccorso), di Polizia (Polizia di Stato – Arma dei Carabinieri) e Giurisdizionale (Procura della Repubblica – Sezione Famiglia del Tribunale civile e penale).
Si tratta di una indagine a tappeto sulla provincia di Verona, la cui popolazione residente assomma 870.122 unità (fonte ISTAT: popolazione residente al 31.12.2006).

fonte: Wikipedia

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